15 Aprile 2014, 13:25
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PALERMO – “Alcune parti della storia sono state asservite ai vincitori, gli inganni sono iniziati nel 1860 e ancora continuano. Sono veramente troppi”. Parte da questo concetto Carmelo Nicolosi De Luca prima di introdurre il suo ultimo libro “L’italia degli inganni”. Il volume, edito da Nuova Ipsa, ricostruisce in 260 pagine il groviglio di “menzogne, tradimenti, ipocrisie, sete di potere, interessi” che hanno caratterizzato la storia italiana dall’impresa dei Mille, definita “farsesca”, alla “crudele” condotta italiana in Abissina durante la seconda guerra mondiale, dal massacro “voluto” di Capo Matapan al delitto di Stato di Aldo Moro, a quello di Carlo Alberto Dalla Chiesa “il generale che sapeva troppo”, per giungere, poi, alla “crisi nera” dei nostri giorni.
“Adesso con dei documenti che sono stati dissegretati si può fare una nuova storia d’Italia – spiega l’autore -. Il grosso handicap del presente è che molta gente, soprattutto i giovani, non sa quello che è successo nel proprio Paese, non conosce la storia reale, troppo spesso occultata, falsata e nascosta”.
“Dedicato a chi ama la verità”, si legge nell’incipit, iniziando a sfogliare il volume. E girando le pagine, una dopo l’altra, ci si addentra in un vero e proprio “diario che raccontata alcuni passaggi chiave – prosegue Nicolosi -. I libri di storia, di contro, ci hanno nascosto la verità, agevolato il concatenarsi di omissioni e versioni inesatte, la tendenza tutta italica all’oblio. Il passato bisogna raccontarlo per come è stato – dice ancora -, anche perché ha lasciato dietro sè una lunga scia di vittime più o meno consapevoli. Gli italiani – scrive il giornalista che ha iniziato la sua formazione a soli 18 anni nel quotidiano catanese Corriere di Sicilia – non sono un popolo di eroi, santi e navigatori come si è sempre voluto far credere. La verità fa male? Certo, ma l’ipocrisia è peggio. E il suolo è bagnato di tanto sangue innocente”.
Ma com’è nata l’idea di scrivere un libro di questa portata? Nicolosi risponde senza pensarci troppo su: “Ho lavorato all’interno delle redazioni per oltre mezzo secolo – dice – quando ho festeggiato i 50 anni di questa mia attività giornalistica, sono tornato a casa e in un momento di nostalgia ho iniziato a spulciare vecchie inchieste, interviste, riviste – articoli tutt’ora attualissimi – e ho visto che nulla è cambiato. L’Italia è stata sempre in mano a gente che ha voluto privarla di tutto per i propri interessi, dal 1860 ad oggi abbiamo avuto sempre dei problemi scellerati. Oserei dire quasi che l’Italia sia una nazione sfortunata …”.
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15 Aprile 2014, 13:25