24 Aprile 2021, 19:49
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ROMA – Controlli nei locali per il rispetto delle norme anticovid e interventi mirati nelle piazze e nelle zone della movida, per impedire assembramenti: lunedì l’Italia riparte e il Viminale mette a punto il piano per evitare che le riaperture si trasformino in un liberi tutti che rischierebbe nel giro di qualche settimana, come hanno più volte ripetuto gli esperti e gli scienziati, di far schizzare di nuovo i contagi e riportare tutto il paese in zona rossa o arancione. I segnali, d’altronde, sono abbastanza chiari: da Milano a Roma fino a Napoli l’ultimo sabato prima della ripartenza è stato vissuto come se le misure fossero già state allentate e migliaia di italiani, approfittando del bel tempo, si sono riversati nelle strade e nelle piazze, sul litorale e nei parchi. Non ci sono stati particolari problemi ma nella capitale i vigili urbani hanno chiuso alcune ore via del Corso, per consentire il deflusso delle migliaia di romani a passeggio. Un anticipo di quanto potrebbe avvenire da lunedì quando riapriranno bar, ristoranti, pizzerie, gelaterie, cinema, teatri e musei. E’ il motivo per il quale, con la circolare inviata ai prefetti, il Viminale chiede che l’allentamento delle restrizioni sia “attentamente monitorato” per individuare tutti quei “comportamenti difformi dal quadro regolatorio” che potrebbero determinare un peggioramento della situazione epidemiologica.
In sostanza, scrive il capo di gabinetto Bruno Frattasi, gli oltre 70mila uomini delle forze di polizia a disposizione dovranno concentrare i controlli in primo luogo su “tutte le attività” che riapriranno a partire da lunedì, dunque bar e ristoranti in testa ma anche cinema, teatri e i locali dove si terranno gli spettacoli dal vivo. “Interventi mirati” devono poi essere predisposti per evitare gli assembramenti, nelle aree dove ci sono locali aperti al pubblico, nelle zone caratterizzate da “intensi flussi di mobilità” e in tutte le piazze e le strade dove si concentra la movida, specie nei fine settimana. La circolare non affronta invece nello specifico uno dei temi su cui la maggioranza di governo si è divisa, il posticipo del coprifuoco. Il Viminale si limita a ribadire infatti che il divieto di spostamento è in vigore dalle 22 alle 5. Ma allo stesso tempo ricorda che l’attività di ristorazione in zona gialla è consentita “con consumo al tavolo esclusivamente all’aperto e nella fascia oraria compresa fra le 5 e le 22”, in massimo di 4 persone salvo persone conviventi. E’ probabile dunque che un eventuale ‘sforamento’ di poche decine di minuti per rientrare a casa dopo aver cenato fuori, non sarà sanzionato.
A far scattare la polemica quotidiana è stato invece il caffè al bar in quanto il decreto conferma il divieto di consumazione al bancone, come già previsto dal Dpcm del 2 marzo. Una decisione “grave” secondo Claudio Pica, vicepresidente della Fiepet-Confesercenti. “Siamo tornati indietro rispetto alla norma che prevedeva il consumo al banco in zona gialla”. Il governo degli “ammazza-imprese – aggiunge la leader di Fdi Giorgia Meloni – ha ulteriormente inasprito le regole e i divieti”. Se la verifica annunciata dal governo a metà mese non dovesse produrre cambiamenti, lo stop rimarrà in vigore fino al 1 giugno, quando è prevista la riapertura almeno a pranzo dei locali al chiuso. Fino ad allora, ribadisce il Viminale, il servizio al banco è possibile solo “in presenza di strutture che consentano la consumazione all’aperto”. Resta anche il divieto, per bar senza cucina e le enoteche, di vendere bevande da asporto dopo le 18. Il decreto che entra in vigore lunedì liberalizza anche gli spostamenti tra le regioni gialle, bloccati da Natale. E nella circolare il ministero dell’Interno conferma che ci si potrà spostare per “qualsivoglia ragione”, fermo restando che si potrà andare a trovare amici e parenti in un’abitazione privata una sola volta al giorno in 4 (e non più in 2) oltre ai minori su cui si esercita la potestà genitoriale, quindi non più solo i minori di 14 anni ma tutti coloro che hanno meno di 18 anni. In zona arancione questo tipo di spostamento è limitato all’ambito comunale mentre in zona rossa, dunque al momento solo in Sardegna, è vietato. Lunedì sarà però anche il giorno delle proteste di quelle categorie rimaste per il momento escluse dalle riaperture. Scenderanno in piazza i ristoratori di Tni (Tutela nazionale imprese), quelli che nei giorni scorsi hanno bloccato l’A1: rimarranno chiusi per solidarietà ai colleghi che non hanno spazi all’aperto e dunque non potranno riaprire. A sfidare divieti e coprifuoco ci saranno invece i ristoratori di ‘IoApro’ e quelli aderenti all’Associazione ristoranti e bar di Foggia, mentre in 11 capoluoghi di regione a protestare in piazza saranno i professionisti del settore dei matrimoni e degli eventi privati, fermi da 14 mesi. “Chiediamo solo una cosa straordinaria – dicono – ricominciare a lavorare”. (ANSA).GUI
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24 Aprile 2021, 19:49