30 Marzo 2013, 06:15
4 min di lettura
PALERMO – “Oggi sarò in piazza a Niscemi con i manifestanti”, lo annuncia Mariella Lo Bello a poche ore di distanza dalla revoca definitiva delle autorizzazioni per la costruzione del Muos. La vicenda del sistema radar della Marina statunitense ha attirato parecchi riflettori sul ‘modello Sicilia’. Ed i protagonisti sono da un lato i deputati a cinque stelle, con in prima linea Giampiero Trizzino, e dall’altro la giunta regionale, in cui la pesante delega al Territorio e ambiente è appannaggio di Mariella Lo Bello. L’ex candidata a sindaco della sua Agrigento, in quota Pd, fa il punto della propria esperienza governativa dopo i primi quattro mesi da assessore.
Dopo un lungo tiro e molla è arrivata la revoca delle autorizzazioni al Muos.
“Ieri mattina abbiamo definito la revoca definitiva. Abbiamo atteso qualche giorno per far sì che gli atti fossero completi e precisi. La revoca è legata al principio comunitario di precauzione, visto che i dati scientifici non danno una conferma precisa in merito alla mancata pericolosità della struttura”.
Eppure l’ambiente in Sicilia non è solo Muos…
“Assolutamente no, anche a Niscemi non dobbiamo parlare solo del Muos, ma anche delle quarantuno antenne che ci sono e di cui non conosciamo gli effetti sulla salute. Per questo ho già parlato con l’assessore Lucia Borsellino, in modo da istituire un tavolo inter-assessoriale che svolga un’operazione integrata fra territorio e salute. Vale per il Muos di Niscemi, così come per l’elettrodotto Terna nella valle del Mela”.
Oggi ci sarà una grande manifestazione a Niscemi per dire ‘no’ al Muos. Lei parteciperà?
“Sì oggi sarò a Niscemi alla manifestazione. E’ una decisione non personale ma presa in accordo con la giunta e con il presidente Crocetta”.
E’ stata l’assessore che ha lavorato più a stretto contatto con il Movimento cinque stelle. Esiste dunque un ‘modello Sicilia’?
“Riconosco grande preparazione al presidente della commissione Ambiente Giampiero Trizzino, così come ad altri deputati quali Valentina Zafarana e Vanessa Ferreri con cui ho avuto a che fare. Loro hanno trovato grande disponibilità in assessorato, e c’è stato un rapporto di reciproca collaborazione. Devo dire comunque che i temi ambientali stanno a cuore in pari misura al presidente Crocetta. Grazie a lui è stato possibile creare un terreno comune e collaborare”.
Non solo i temi dell’ambiente. Il suo assessorato è stato simbolo della burocrazia con le tremila pratiche via-vas bloccate di cui spesso ha parlato Crocetta. A che punto siamo?
“Siamo al lavoro, anche se è vero che ci sono diverse pratiche bloccate. In Sicilia oltre ai numerosi reati di azione che sono stati commessi, ce ne sono diversi anche di omissione. In questo momento stiamo lavorando alla formazione del personale che si occuperà di via-vas, che per ora non è sufficiente”.
A tal proposito ha fatto discutere il caso dei 45 lavoratori co.co.co. il cui contratto non è stato rinnovato. Alcuni di loro si occupavano proprio di pratiche via-vas. Torneranno a lavorare in assessorato?
“Spero di poter dare a questi professionisti una risposta nel più breve tempo possibile, in modo che possano rientrare in assessorato e contribuire al funzionamento del servizio. Non si occuperanno però di quello che facevano prima, ma faranno altro”.
Anche per loro dunque una rotazione. Questo strumento è finora stato redditizio?
“Abbiamo spostato due terzi dei dirigenti. Crediamo che al di là delle competenze specifiche le stesse persone non possano svolgere la medesima attività per vent’anni. Questo è utile per la Regione, ma anche per gli stessi lavoratori che così vivono esperienze diverse, sviluppando competenze più ampie. Rientra nella rivoluzione di cui parla il presidente Crocetta”.
Sono in programma delle novità per quanto concerne i tre dipartimenti dell’assessorato al Territorio e ambiente?
“Fino ad oggi il controllo del territorio è stato visto solo nell’ottica di un impegno straordinario. Invece dobbiamo uscire dalla logica dell’emergenza. Penso al tema dell’inquinamento dell’aria, è un diritto che non deve essere elemosinato. Un’azione incisiva poi va svolta nella valorizzazione del patrimonio ambientale. In quest’ottica sta per nascere un nuovo parco naturale, quello dei Monti Sicani, che insiste sulla zona fra Burgio e Bivona”.
Un capitolo a parte invece merita il tema dell’urbanistica, visto che quella dell’abusivismo è una piaga dolorosa per la Sicilia.
“Per quello che riguarda l’urbanistica è giusto coinvolgere tutte le forze interessate. Dobbiamo impedire che si costruisca un edificio in più, accelerando d’altro lato le operazioni di ristrutturazione e di restauro all’interno dei centri storici, che vanno ripopolati. Pensiamo ad un’urbanistica al servizio del cittadino. Via Bagolino diventa uno spartitraffico per noi. Abbiamo edifici che non sono di qualità, cui vanno aggiunti incuria, malaffare e abusivismo. Saranno due commissioni interne a tracciare il percorso a sostegno degli interventi di riqualificazione”.
Il suo collega Luca Bianchi ha parlato della possibilità che i forestali si occupino anche di attività produttive. Cosa ne pensa?
“Più che a un corpo forestale, dobbiamo pensare ad un vero e proprio corpo ambientale che abbia compiti specifici. Penso ai 1650 chilometri di costa che spesso sono senza vigilanza, ma non solo”.
Avete interloquito con le associazioni ambientaliste che chiedevano una posizione netta della Regione contro le trivellazioni in terraferma e offshore. A che punto è la situazione?
“Per troppo tempo la Sicilia è stata terra di saccheggio: a noi i tumori e agli altri i profitti. Non lo permetteremo più. Chi investe in Sicilia deve pagare qui le tasse. Le associazioni ambientaliste, grandi e piccole, svolgono un ruolo fondamentale di sentinelle di cui abbiamo certamente bisogno”.
Pubblicato il
30 Marzo 2013, 06:15