08 Gennaio 2011, 13:57
2 min di lettura
”Dobbiamo applicare delle sanzioni amministrative, come il ritiro, per esempio, delle licenze agli imprenditori o commercianti in presenza di sentenze di condanna per reati relativi alla mafia”. Lo ha detto Ivan Lo Bello, presidente di Confindustria Sicilia, durante la presentazione del documentario ”Libero nel nome” proiettato nella sede di Addiopizzo, che ricostruisce l’impegno dell’imprenditore Libero Grassi nella lotta antimafia.
”E’ evidente che le denunce per le estorsioni sono ancora poche – ha aggiunto Lo Bello – ma la fase attuale è molto diversa da quella passata nella quale era prevalente una componente emotiva. Spesso, infatti, i movimenti antimafia sorgevano subito dopo un omicidio e mancavano quelle condizioni strutturali presenti, invece, oggi e che fanno diventare forte la lotta alla mafia. L’eccesso di retorica fa sempre male alla lotta alla mafia ed è sbagliato pensare di essere eroi in servizio permanente ed effettivo perché ciò contribuisce a mitizzare la criminalità organizzata”.
”Quando al teatro Biondo nel 2007 ho visto Pina Grassi – ha ricordato Lo Bello, riferendosi alla solitudine in cui fu lasciato Libero Grassi dalle organizzazioni di categoria – mi è sembrato naturale chiederle scusa. Quella lettera aperta scritta da Libero Grassi e i silenzi seguiti nel 1991, invece, fotografano l’arretratezza e le ostilità di una pagina da dimenticare”.
”Volevamo trasmettere il coraggio di essere una famiglia allargata, coinvolgendo tutto il mondo dell’antiracket, dai soci di Addiopizzo a Confindustria” ha detto Alice Grassi, figlia dell’imprenditore ucciso.
”Qualsiasi cosa viene realizzata nel nome di mio padre – aggiunge – deve contenere un messaggio positivo e contribuire a fare gruppo, nello spirito della lotta intrapresa da Libero”. Realizzato dal regista Pietro Durante e proiettato in anteprima nazionale nella nuova sede di Addiopizzo, a Palermo, il documentario ”Libero nel nome” ricostruisce la storia dell’imprenditore ucciso fino alla nascita dei movimenti antiracket di oggi, come Libero Futuro e Addiopizzo.
Alla proiezione hanno assistito anche, rappresentanti di Confindustria e Confcommercio, Rosanna Montalto, rappresentante dello sportello legalità del Comune di Palermo, il direttore del Giornale di Sicilia Giovanni Pepi, che nel 1991 pubblicò la lettera aperta di Libero Grassi agli estortori e il giornalista Felice Cavallaro, che ha moderato un dibattito.
Pubblicato il
08 Gennaio 2011, 13:57