23 Gennaio 2019, 05:49
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PALERMO – La nuova mafia si impone con vecchie strategie. Dal monopolio delle forniture e della merce ai negozi, alle minacce e alle intimidazioni ai danni dei cantieri edili. Il modus operandi di Calogero Lo Piccolo e dei suoi fedelissimi, puntava alla completa “copertura” della zona di San Lorenzo, in cui ricade l’attività commerciale riconducibile a Giuseppe Serio, agli ordini, insieme a Carmelo Cacocciola, Erasmo Lo Bello e Pietro Lo Sicco, del nuovo capo mandamento.
Ufficialmente intestata ad una parente, la ditta che si occupava di prodotti ittici surgelati, doveva essere l’unica alla quale i ristoratori di Mondello e Sferracavallo dovevano rivolgersi. Emerge dalle indagini che hanno portato all’arresto di altre sette persone, nell’ambito dell’operazione “Cupola 2.0”. E a parlare chiaro sono le intercettazioni che hanno immortalato una delle conversazioni di Serio, con un venditore nello stesso settore: “Tu…tu a Mondello frutti di mare non ne puoi vendere”, qua frutti di mare non ne devi vendere. Vai dove devi andare e ti informi”. “Dimmi allora che devo fare per campare?” – Aveva chiesto il commerciante. E lui ribatteva. “Io sono stato in carcere. E adesso ci sono io”.
Secondo gli inquirenti, Serio ribadiva così la sua appartenenza a Cosa nostra “impedendo di fatto il libero esercizio – si legge sulle carte dell’ordinanza – dell’attività economica altrui e costituendo così una posizione di monopolio nella distribuzione di prodotti ittici surgelati in detti quartieri”. Cacocciola, altro fedelissimo del figlio del capomafia di San Lorenzo, si sarebbe invece occupato di spianare la strada al clan per mettere a segno le estorsioni. In base alle indagini sarebbero stati lui e Lo Sicco ad acquisire le informazioni preliminari nel territorio compreso tra Isola delle Femmine e Capaci, individuando cantieri e ditte nel settore del movimento terra da colpire.
La percentuale da versare alla cosca sarebbe stata del tre per cento. A svelarlo è un’altra intercettazione tra Cacocciola e Lo Bello: “Ora lo chiamiamo.. ora lo chiamiamo. E’ venuto quel cristiano di là. Noi abbiamo preso un appalto, però non hanno tenuto conto che c’era il ribasso, in questo coso di qua. Va bene, documentato, perché abbiamo vero l’appalto e a cose oneste, dice, più di tanto non siamo in condizioni di potere dare”. “Cinquantamila euro?”. “Che sono l’equivalenza di un due per cento. “Il tre per cento veniva centoquarantamila euro”. “No, il tre per cento…novantamila euro”. “Ma… vedi che lui lo ha detto il tre per cento, che lo voleva dare, e noi abbiamo detto il quattro su tre milioni”.
Ma ai cantieri sarebbero anche state imposte le forniture di Cacocciola e Lo Sicco, entrambi imprenditori nel settore edile ai quali sono stati sequestrati i beni in passato.A finire nel loro mirino, tra le altre, fu un impresa che stava costruendo un fabbricato a Capaci. Tentarono di imporre all’architetto che si occupava del progetto, il pagamento di una somma di denaro, ma l’estorsione non andò a buon fine. D’altro canto, Serio sarebbe riuscito ad imporre al responsabile di un cantiere in viale Venere, la spartizione dei lavori con un altro imprenditore di riferimento della famiglia mafiosa.
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23 Gennaio 2019, 05:49