Lo Porto, il ricordo dei vicini a Brancaccio | “Giovanni, coraggio e volontariato”

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23 Aprile 2015, 18:52

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PALERMO –  “Quando mia moglie mi ha riferito la notizia stavo lavorando. Mi sono messo a piangere, fino all’ultimo tutto noi che lo conoscevamo abbiamo sperato nel lieto fine. Ma così non è stato e tutto ciò ci ha distrutto”. A parlare è un vicino di casa di Giovanni Lo Porto, il cooperante ucciso al confine tra Pakistan e Afghanistan a seguito di un raid delle forze armate statunitensi. “Conoscevamo tutti la sua passione per i viaggi – aggiunge un altro residente della zona – il suo coraggio e la passione per il volontariato. Mai avremmo pensato che la sua voglia di fare del bene si sarebbe trasformata in una trappola mortale. Giovanni era un ragazzo solare, felice della sua vita. Non doveva fare questa fine”.

Lo Porto, che in famiglia e dagli amici veniva chiamato Giancarlo, aveva quattro fratelli: Giuseppe e Nino vivono con la madre, Daniele abita a Pistoia con la propria famiglia e nella città toscana vive anche il padre. I genitori hanno divorziato una quindicina di anni fa. L’altro figlio, Marcello, secondo quanto dicono i vicini di casa avrebbe avuto problemi con la giustizia e sarebbe detenuto. La madre, Giusi, da quando il figlio è stato rapito tre anni fa “è diventata un’altra persona: è cambiata anche fisicamente. Si è trasformata e la sua unica speranza è stata quella di riabbracciare Giovanni”, raccontano i vicini. Davanti all’abitazione che si trova al piano rialzato di via Pecori Giraldi, i carabinieri e la polizia. Chi passa con l’auto si ferma, chiede cosa sia successo. E chi abita nella zona sbianca quando si rende conto che l’epilogo dell’esperienza di Giovanni è stato il peggiore. Lacrime agli occhi, voci basse. E soprattutto voglia di vivere il proprio dolore in tranquillità. Il denominatore comune, però, è sempre uno: quello che parla dell’altruismo, del coraggio e della curiosità tra le quali si è sempre svolta la vita del cooperante palermitano.

La notizia della sua uccisione arriva dopo anni di silenzio. La famiglia e gli amici avevano più volte ribadito la necessità, dal 2012 in poi, di avere maggiori notizie sul giovane volontario. Oggi, gli stessi, piangono la sua tragica scomparsa. Antonio Catania ha un panificio a pochi passi dall’abitazione della famiglia Lo Porto, in via Pecori Giraldi. “Conoscevo Giovanni da quando era piccolo – dice – era un ragazzo splendido. Non c’entra la commozione per la sua morte se dico che non ne ho mai conosciuto uno come lui. L’ho visto nel Natale del 2011, credo, l’ultima volta che è venuto a Palermo. So che faceva un lavoro importante, che aveva studiato all’estero, ma non ha mai mostrato alcuna superiorità nei confronti delle persone che vivevano e che vivono nel quartiere”. Catania è anche amico di uno dei fratelli di Giovanni, Giuseppe, che vive con la madre e che fa l’ambulante: vende pesce che espone sulla sua motoape, parcheggiata proprio davanti al portone di via Pecori Giraldi.

“I familiari non vogliono fare alcun tipo di dichiarazione. La madre di Giovanni è affranta, il padre sta arrivando dalla Toscana”, a dirlo, fuori dall’appartamento è un funzionario del commissariato Brancaccio, che aggiunge: “Qui in casa è presente personale della Farnesina, c’è un medico pronto ad assistere i familiari, la cognata di Giovanni e il fratello”.

Messaggio di cordoglio, intanto, da parte del sindaco di Palermo, Leoluca Orlando: “Siamo profondamente addolorati per la notizia della morte del palermitano Giovanni Lo Porto, la cui drammatica vicenda abbiamo seguito con trepidazione e in stretto contatto con la famiglia e con la Farnesina – dice Orlando -. A nome mio, e da parte dell’intera Amministrazione comunale, voglio esprimere il nostro più sentito cordoglio ai familiari. Il Governo italiano chieda all’esecutivo statunitense – aggiunge il primo cittadino –  che si faccia luce sulla dinamica dell’operazione che ha portato alla morte del nostro concittadino”.

“Giovanni era un ragazzo impegnato nella cooperazione internazionale per costruire la pace fra i popoli, – aggiunge l’assessore alla Partecipazione, Giusto Catania – animato da un profondo altruismo e rispetto per il prossimo”.  Orlando ha disposto che in occasione dei funerali del ragazzo ucciso, sarà proclamato il lutto cittadino.

 

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23 Aprile 2015, 18:52

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