18 Novembre 2015, 21:01
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CATANIA. Il pubblico ministero Alessandro La Rosa chiede a sorpresa, al termine della lunga requisitoria, l’assoluzione dal reato di truffa aggravata per Melchiorre Fidelbo, Antonio Scavone, Giuseppe Calaciura e Giovanni Puglisi, imputati nel processo sull’appalto del sistema di informatizzazione del Pta di Giarre, affidato senza gara alla Solsamb srl, società guidata dal marito della senatrice del Pd Anna Finocchiaro. Chiesta, invece, per il primo capo di imputazione, abuso d’ufficio, una condanna ad 1 anno per tutti. L’articolata discussione del pm, davanti ai giudici della terza sezione penale del tribunale di Catania, presieduta da Anna Rosa Castagnola, analizza l’intero excursus che porta al finanziamento del Presidio territoriale di assistenza giarrese, ex Casa della salute. Per l’accusa, l’istruttoria dibattimentale avrebbe mostrato l’opposto di come dovrebbe funzionare una pubblica amministrazione. Non vi sarebbero dubbi, per La Rosa, sulle responsabilità penali in capo all’accusa di abuso d’ufficio.
Tutte le condotte degli imputati dimostrerebbero, infatti, l’intenzione di agevolare la Solsamb, e quindi Melchiorre Fidelbo. A cominciare dall’ex manager dell’Azienda sanitaria etnea Antonio Scavone, che fa suo un progetto al quale non dà minimamente alcun apporto, e lo fa, ha proseguito La Rosa, perché consapevole che avrebbe seguito un iter ben preciso, giungendo verosimilmente al raggiungimento della commessa. Niente dimostrerebbe che la società di Fidelbo fosse l’unica, a livello internazionale, a poter realizzare il Pta, l’unica motivazione che avrebbe consentito di bypassare le norme che regolano l’affidamento degli appalti. E non basta a giustificare l’operato dei funzionari dell’Asp, dice ancora in aula il pm, il presunto equivoco in cui sarebbero incorsi a causa dello schema con le indicazioni delle quote destinate dall’assessorato regionale all’Asp di Catania. La voce “Casa della Salute – Giarre” avrebbe indotto in errore l’Asp, secondo quanto dichiarato dagli imputati, facendole credere che quei soldi erano per il progetto presentato dalla Solsamb. Ma per fugare ogni dubbio, dice ancora il pm, sarebbe bastato alzare il telefono e chiedere alla Regione. “Non possiamo immaginare – ribadisce La Rosa – che la pubblica amministrazione fondi il proprio operato sull’equivoco”.
La verità, secondo l’accusa, è che il progetto di Fidelbo, che sin dall’inizio sollecita ed esercita pressioni, viene spinto e agevolato. “Se al posto della Solsamb ci fosse stata un’altra ditta – evidenzia il pm – il progetto non avrebbe mai avuto la strada spianata in questo modo. Qui abbiamo anche la prova del dolo intenzionale”. La delibera del 30 luglio 2010 dell’Asp di Catania violerebbe due norme: l’articolo 21 della legge regionale 5 del 2009, che vieta di conferire incarichi di consulenza se non per particolari motivi che devono essere chiariti e comunicati alla Corte dei Conti, e la norma sugli appalti.
La testimonianza dell’ex assessore regionale alla Salute Massimo Russo sarebbe stata invece decisiva per la richiesta di assoluzione dal reato di truffa aggravata. Nessun artifizio e raggiro, alla base del reato di truffa, sarebbero stati compiuti per ottenere il finanziamento del Pta di Giarre. Russo, infatti, sarebbe stato a conoscenza dell’esistenza di quel progetto e del fatto che lo stesso non fosse mai stato valutato dal Ministero della Salute. E non c’è prova che la decisione di finanziare il Pta di Giarre sarebbe cambiata se quel progetto non fosse esistito. Il 16 dicembre inizieranno le arringhe difensive. Saranno discusse le posizioni di Fidelbo e Scavone.
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18 Novembre 2015, 21:01