Vi racconto lo 'scontro' tra Orlando e Falcone

Lo ‘scontro’ tra Leoluca Orlando e Giovanni Falcone: io c’ero…

Commenti

    Caro Pippo, ciò che dici è assolutamente vero e trovo ignobile l’attacco a Luca Orlando. All’epoca lui chiese la verità politica che era nascosta tra la carte.
    Giovanni Falcone divenne martire ma ciò non significa che non abbia commesso errori.
    Che la Fondazione Falcone additi Orlando come il peggior nemico di Falcone o come la causa dei suoi problemi con il CSM è ridicolo e fasullo proprio come la Scusa della memoria che non conosce cronometri. Il rattoppo è peggio dello strappo.
    Antimafia da avanspettacolo e intollerante delle critiche.

    Forse una generazione, la nostra, dovrebbe farsi da parte

    Gentile Pippo,
    Falcone non “teneva nei cassetti le carte ” per occultare, ma per valutare, approfondire, non disperdere le informazioni. Falcone era un giudice serio, non avvezzo alle performance mediatiche fini a se stesse o, peggio, al professionismo dell’antimafia. La dichiarazione di Orlando servì soltanto a delegittimarlo. Questa è la storia. Poi ciascuno può dare tutte le letture che ritiene di dover dare. Con rispetto.

    Io c’ero pure: in quel periodo non ero per nulla vicino alle posizioni del Professore che mi apparivano fortemente correlate al desiderio di caccia al consenso a tutti i costi e, probabilmente, anche nel rapporto con il Giudice Falcone le esternazioni catturavano quel “sensazionale” che aiutava il politico a consolidare il successo personale, a suon di consenso elettorale. Ciò detto, è comunque corretto riconoscere che, in quel periodo, fra i politici, il Professore Orlando rappresentava “merce rara” di vera antimafia, sebbene esprimesse divergenze con il Giudice Falcone. Se oggi si dice che Orlando fosse uno dei peggiori nemici di Falcone, non si rende giustizia e si tramanda ai posteri una storia non veritiera, distorcendo gravemente i fatti. Entrando, poi, nel merito delle annuali commemorazioni, ripeto ancora ciò che ho sempre sostenuto: non ci ho mai creduto e non ho mai partecipato ad alcuna fiaccolata. A cosa serve ricordare il sacrificio se terminati i pochi minuti della commemorazione, tutto torna esattamente come prima? Alle manifestazioni ci sono tutti, da “carnefici” alle “vittime”. Io credo che Giovanni Falcone e Paolo Borsellino (e non soltanto loro) preferirebbero che la loro memoria ed il loro sacrificio venissero onorati con i piccoli gesti quotidiani di ciascuno di noi, con le piccolissime cose come, ad esempio, imparare a non chiedere nulla a nessuno per un diritto che, invece, deve essere riconosciuto al cittadino: sarebbe già un piccolo passo per agire in un modo che rende onore a chi ha pagato con la vita per il bene della collettività. Del resto, che le ricorrenze siano “passerelle” lo dimostrano i fatti: anche piccoli inutili dispetti e posizioni che nulla hanno a che vedere con la commemorazione come, ad esempio, spacciare la caduta di stile e di gusto di anticipare il “silenzio”, con un errore.

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