12 Luglio 2016, 16:27
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PALERMO – Il traffico di droga si conferma come principale fonte di approvvigionamento per Cosa nostra. C’erano i “grossisti” e i pusher che immettevano cocaina ed hashish nel mercato palermitano e la prima arrivava soprattutto dalla Campania. Decine i chili di droga che giungevano nel capoluogo siciliano, ma anche nelle piazze di spaccio del Trapanese, a Mazara del Vallo, Marsala, Alcamo e Castellammare del Golfo, fino a Palma di Montechiaro, in provincia di Agrigento, da cui provengono alcuni degli arrestati nel blitz della squadra mobile “Tiro Mancino”.
Quella smantellata dall’operazione antidroga della squadra mobile guidata da Rodolfo Ruperti, era un’organizzazione siculo-campana che era in grado di rimpinguare le casse della mafia con centinaia di migliaia di euro. Basti pensare che la Narcotici guidata da Antonio Sfameni ha sequestrato tredici chili di cocaina, dal valore di settecentomila euro e 425 chili di hashish. Le indagini, partite due anni fa, sono state coordinate dal procuratore aggiunto della Dda di Palermo, Teresa Principato, e dai sostituti Amelia Luise, Siro De Flammineis e Bruno Brucoli.
In base a quanto ricostruito, a capo di una delle organizzazioni palermitane ci sarebbero stati i palermitani Antonino Abbate, 34 anni, e Giovanni Battista Di Giovanni, 44 anni, fratello di Gregorio Di Giovanni, soprannominato “u reuccio” – attualmente in carcere – e cognato di Luigi Abbate, detto “Ginu ‘u mitra”, storico capomafia della Kalsa. Sono risultati stabilmente legati al gruppo campano, formato da fornitori di droga napoletani, secondo gli inquirenti Mario Mancino, Ferdinando e Gaetano Matuozzo.
Sempre a Palermo, al vertice della seconda organizzazione, la famiglia Fumuso di Villabate, “specializzata” nel traffico di hashish, che veniva importato: si tratta di Francesco Antonino – già colpito da una misura cautelare nel 2009 per reati di mafia e sottoposto ai domiciliari – il fratello Angelo Maurizio ed il figlio Antonino, che mantenendo come base operativa il loro stand al mercato ortofrutticolo di Villabate, avrebbero gestito un traffico massiccio di droga, in grado di mantenere vive le piazze di spaccio di Palermo, Misilmeri e Villabate.
E proprio al confine tra questi due paesi, gli inquirenti hanno scoperto una lussuosa villa riconducibile ai Fumuso. Una struttura dal valore di circa un milione di euro, con tanto di piscina, sistema ad alta tecnologia di videosorveglianza e rifinita in ogni dettaglio all’interno. Come hanno accertato le indagini, fino al 2013 i Fumuso erano praticamente sconosciuti al fisco, ma questo non aveva impedito a padre, fratello e figlio, di acquistare la villa, in perfetto stile “Scarface”. I sequestro ai danni della famiglia di Villabate comprende anche immobili, automezzi e terreni: tutto il patrimonio era stato intestato al figlio Antonino.
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12 Luglio 2016, 16:27