Lo Verso e il Caravaggio rubato |La presentazione a Catania

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18 Giugno 2018, 17:06

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PALERMO – Gli investigatori sono partiti dal retrobottega di un giocattolaio a Massafra, in provincia di Taranto, e ritengono di avere raggiunto la risposta che cercavano da 50 anni. C’è il nome finora rimasto inedito di chi avrebbe rubato la “Natività con i santi Lorenzo e Francesco”, il capolavoro di Caravaggio trafugato a Palermo nel 1969. E ci sono pure i nomi di coloro che avrebbe custodito il quadro, prima di venderlo. Nel libro “La tela dei boss – la verità sul Caravaggio rubato” il giornalista Riccardo Lo Verso ripercorre le indagini dalla notte del furto fino ai nostri giorni. E ne parlerà martedì 19 giugno alla Mondadori di piazza Roma, alle ore 18, in un incontro dibattito con i giornalisti di LiveSicilia e del Mensile S, Antonio Condorelli, Laura Distefano, Melania Tanteri e Fernando Adonia e a Renato Panvino, Capo Centro della Dia di Catania.

Il volume di Lo Verso ripercorre a ritroso le tappe del furto della tela di Michelangelo Merisi, custodita nel cuore di Palermo, ripartendo dai recentissimi sviluppi. L’anno scorso i carabinieri del Nucleo tutela patrimonio artistico hanno interrogano due pentiti. Il primo ha ritrattato le sue vecchie dichiarazioni: “No, il quadro non è stato distrutto”. Il secondo ha riaperto la caccia al capolavoro di Caravaggio. È in Svizzera che bisogna spostare le ricerche, seguendo la rotta dei traffici illeciti su cui indagava Giovanni Falcone. Ci sono due grandi obiettivi da raggiungere e la caccia è grossa in entrambi i casi: arrestare Matteo Messina Denaro, l’ultimo “Padrino” di Cosa Nostra in fuga, e restituire l’opera di Caravaggio agli occhi del mondo.

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“Un quadro non scappa. Per anni il dipinto è stato considerato al pari di un latitante – spiega l’autore -. Era necessario cambiare prospettiva, concentrandosi sul furto, maturato all’interno di Cosa nostra con il coinvolgimento di potenti mandamenti mafiosi di una Palermo insanguinata dalla guerra di mafia. I corleonesi si presero tutto, ma non il quadro”. “La tela dei boss”, edito da Novantacento per la collana “i libri di S” ripercorre cinquant’anni di indagini ricche di colpi di scena. Alcuni padrini di Cosa nostra hanno rotto il silenzio e le loro confidenze sono finite in relazioni di servizio che il lettore potrà consultare in un’apposita sezione del libro. Guai a chiamarli pentiti, però. Una spy story, un giallo che si sposta in Svizzera seguendo le tracce di don Tano Badalamenti, potente capomafia di Cinisi. L’affare fu chiuso in una vecchia fabbrica di ghiaccio.

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18 Giugno 2018, 17:06

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