27 Ottobre 2014, 11:15
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“La mafia è stata corrotta dalla finanza, aveva una sua morale e non uccideva i bambini nell’acido”. Lo ha detto Beppe Grillo a Palermo davanti a una piazza di siciliani che hanno preferito non battere ciglio. Poi, a mente fredda, nei commenti sui quotidiani online, altri siciliani hanno scritto frasi di giusto sdegno.
Il leader a Cinque Stelle offende la memoria degli eventi, delle vittime e delle persone. Fare riferimento a una inesistente “condotta morale” di Cosa nostra cos’è, se non un’offesa alla verità?
Si tratta chiaramente di una provocazione, di munizioni sparate ad arsenale ormai vuoto. Per ravvivare il consenso si punta a un retropensiero siculo molto popolare, la vecchia concezione della mafia ‘buona’ che prima non ammazzava i bambini e un giorno, purtroppo, diventò ‘cattiva’. Un falso storico, un vilipendio.
Che dimostra essenzialmente due cose. La fine del Grillismo come mezzo di cambiamento, se mai una speranza aveva avuto inizio. Le provocazioni senza contenuti e nessuna prospettiva finiscono per stroncare ogni discorso sul futuro. I pentastellati potranno continuare ad abbaiare alla luna, il gioco è stato scoperto. Non c’è politica in quelle contrade. Ma non ce n’è nemmeno altrove – questo è il secondo punto – per cui anche lo spettacolo di un comico che ridicolizza un lutto non suo appare una piccolezza, un particolare da niente, se paragonato allo scempio in corso nei palazzi siciliani del potere.
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27 Ottobre 2014, 11:15