12 Febbraio 2010, 11:16
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Qualcosa è cambiato. E nasconderlo è ormai impossibile. Tra Raffaele Lombardo e Gianfranco Miccichè i rapporti sono sempre meno idilliaci. E il matrimonio d’interesse tra i ribelli del Pdl e gli autonomisti del governatore scricchiola sempre di più col passare delle settimane. Oggi, i quotidiani siciliani mettono in evidenza quanto già da giorni si sussurra con sempre maggiore insistenza nei palazzi del potere. E cioè che la pattuglia miccicheiana si prepari, col suo tempo, al ritorno all’ovile e all’abbraccio coi fratelli-coltelli del Pdl “lealista”. Le regionali di marzo sono la scadenza ideale per il redde rationem. Poi, è convinzione sempre più diffusa, lo scenario politico siciliano subirà l’ennesimo scossone, l’ultimo di una lunga serie in questo tormentato biennio.
L’ultimo casus belli, il terzo in pochi giorni, è rappresentato dal “piano casa”. La legge sull’edilizia ha spaccato la mini-maggioranza di Lombardo, con il Pdl Sicilia intenzionato a concedere la possibilità di aumentare le cubature anche degli immobili commerciali (in sintonia coi cugini “separati” del Pdl lealista) e il Pd invece intransigente nel limitare alle abitazioni private la portata delle norme. Posizione, quest’ultima, sposata dall’Mpa di Lombardo. Sulla legge, insomma, il Pdl si ricompatta e la sintonia tra Lombardo e democratici sposta ulteriormente a sinistra l’asse del governo. E in questo clima accade che, come riporta oggi Repubblica, il miccicheiano Franco Mineo venga eletto segretario della commissione Statuto col voto di Udc e Pdl lealista, battendo il candidato lombardiano. E alla rubrica “prove tecniche di appaciata” è ascrivibile anche la cena tra ex aennini alla Scuderia di Palermo di cui riferisce oggi il Giornale di Sicilia.
D’altronde, le “incomprensioni” tra il Pdl Sicilia e l’Mpa nelle ultime settimane non sono mancate, a partire dalla stabilizzazione di massa per i precari, passando per la (mancata) nomina di Antonio Fiumefreddo ai vertici di Cinesicilia.
La pace dentro il Pdl siciliano richiederà certo ancora tempo e sacrifici, e difficilmente potrà essere siglata senza l’intervento diretto del dominus assoluto Berlusconi. Che non si verificherà prima della fine di marzo, quando si voterà in 13 regioni italiane. In quei giorni all’Ars andrà in scena la resa dei conti sul Bilancio, il cui cammino si presenta denso di insidie. La coincidenza delle due date potrebbe aprire la porta all’ennesima metamorfosi della maggioranza di governo. Dove, se uscissero di scena i berlusconiani ribelli, il Pd a quel punto potrebbe accasarsi senza troppi problemi. E a Lombardo non rimarrebbe che sedurre uno o due deputati di centrodestra per avere ancora una volta una maggioranza. Ma è ancora presto per questo genere di calcoli. O almeno per farli ad alta voce.
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12 Febbraio 2010, 11:16