Quelle relazioni pericolose | nelle parole dei boss - Live Sicilia

Quelle relazioni pericolose | nelle parole dei boss

Livesicilia propone in esclusiva le carte "scottanti" dell'inchiesta su Angelo e Raffaele Lombardo. Secondo il pentito Gaetano D'Aquino, affiliato al clan Cappello, anche famiglie mafiose contrapposte avrebbero votato per l'Mpa di Raffaele Lombardo. In questo caso si tratta dei Cappello e dei Santapaola, ma anche dei boss Biagio Sciuto, Corrado Favara e Rosario Tripoti. E poi c'è il boss Di Dio che parla di un incontro, in una intercettazione che vi proponiamo nel video correlato all'articolo (GUARDA ANCHE QUI).
Esclusiva, le carte dell'inchiesta Lombardo
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Stando alle dichiarazioni del pentito Gaetano D’Aquino, affiliato al clan Cappello, anche famiglie mafiose contrapposte avrebbero votato per l’Mpa di Raffaele Lombardo. In questo caso si tratta dei Cappello e dei Santapaola, ma anche dei boss Biagio Sciuto, Corrado Favara e Rosario Tripoti. Interrogato dai pm in dicembre, ha ripercorso alcune fasi della campagne elettorali facendo nomi e cognomi. Viaggiando con la mente tra vicoli e viuzze del centro di Catania che, ad ogni elezione, ospitavano in pompa magna bandiere e manifesti elettorali dei fratelli Angelo e Raffaele Lombardo.

Il primo nome che viene fuori è quello di Gaetano D’Antonio, sposato sino a poco tempo addietro con Vanessa D’Arrigo, capogruppo dell’Mpa alla provincia di Catania. D’Antonio è lo stesso che nel libro mastro di Raffaele Lombardo segnala aspiranti avvocati per l’esame di abilitazione. Il soprannome, D’Aquino lo conosce bene: “Calimero”. “È portaborse, cosiddetto, almeno nell’ambito malavitoso, di Angelo Lombardo”. “A me chi lo disse? Gaetano Calimero stesso. Qualsiasi cosa avevo bisogno dice: ‘Tu non ti devi preoccupare, me lo dici a me, se vuoi incontrare Angelo Lombardo te lo faccio incontrare’”.

D’Antonio parla di un periodo che va dal “2005 al 2007”, “siccome io facevo il commerciante di abbigliamento, e mi diceva che all’epoca, in piazza Carlo Alberto stavano allargando i posti di lavoro per chi voleva una licenza, lui disse a me: ‘Se a te serve un posto dentro piazza Carlo Alberto, che sono imminenti queste nuove licenze, caso mai ti ci faccio parlare io stesso'”. In questo caso si tratterebbe, secondo D’Aquino, di“quando era assessore Rotella”. Nel 2005 D’Aquino lavorava presso la cooperativa Il Solco, La Mimosa, Creatività “e i presidenti sono tre – spiega ai magistrati – Peter Santagati, Matteo Rampulla e Dino Barbarossa”. Tra gli episodi D’Aquino racconta di un certo Salvatore Vaccalluzzo “personaggio che è stato ucciso”, che lavorava alla fiera, “avevamo fatto parecchi business, mi cambiava degli assegni, io davo anche a lui, come riscontro davo delle scarpe, perchè lui si occupava di calzature, se gli assegni non venivano pagati lui non mi restituiva le scarpe”.

Nella campagna elettorale del 2005, data certa per D’Aquino “perchè non scordo mai l’episodio Catania-Albinoleffe, quindi non mi posso confondere, Raffaele Lombardo, non Angelo Lombardo, mi dice Vaccalluzzo che Raffaele Lombardo gli fece fare un messaggio da un suo segretario, perchè a Raffaele Lombardo servivano dei voti. Non so se servivano voti personalmente per Raffaele Lombardo o per l’Mpa, che mi sembra che quello fu l’anno in cui lui creò l’Mpa, mi disse a me: ‘Io non lo vorrei appoggiare, perchè in passato l’ho appoggiato, mi ha promesso dei posti di lavoro’, perchè lui ha due figli laureati, un odontotecnico, dentista, un’altra figlia laureata, mi sembra in medicina, ‘mi ha promesso che mi dava il posto di lavoro per mia figlia, ma nella realtà non me l’ha dato mai’. Nel contempo io vengo avvicinato da Alessandro Porto”.

Aspettative o promesse? D’Aquino parla delle aspettative del clan per l’appoggio elettorale. “Si parlava di interporto, delle cose che dovevano nascere al porto, si parlava del Bingo di piazza Alcalà, dei box che dovevano nascere al Pigno”. E poi dice ancora D’Aquino: “Però nella realta’ si parlava di posti di lavoro”. Interviene il il pm: “E perchè li doveva dare Raffaele Lombardo?”. “Perchè lui – risponde D’Aquino – ebbe tutto l’appoggio della malavita per arrivare alla presidenza della Regione. Quelli che si attivarono tantissimo furono del clan Santapaola e, tra loro – afferma sempre D’Aquino – c’era Enzo Aiello, rappresentante di Cosa nostra catanese”. “In sostanza – chiarisce il procuratore – appoggiando Lombardo voi prevedevate che determinate iniziative sarebbero arrivate in porto?”. E D’Aquino, determinato: “Non era una previsione, era la promessa, non la previsione”.

Il collaboratore di giustizia racconta anche i dettagli di una cena in un ristorante di Ramacca: “L’oggetto della riunione – dice – era l’appoggio elettorale a Raffaele Lombardo”. A promuovere l’incontro sarebbe stato il boss di Palagonia Rosario Di Dio. “Di Dio – secondo D’Aquino – durante la cena faceva il mattatore, era seduto a capotavola e fece un discorso chiedendo di appoggiare l’Mpa, di votare per Raffaele Lombardo, di appoggiare la presidenza alla regione”.


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