20 Agosto 2009, 16:19
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O si cambia rotta o si affonda. Raffaele Lombardo veste i panni dell’innovatore. Persino del rivoluzionario. In un’intervista a Il Giornale, il governatore non usa giri di parole. La Sicilia va rifondata, a cominciare proprio dalla Regione, dove lavorerebbero 21mila dipendenti. “Ventunomila? È una cifra ottimistica, con i precari – spiega Lombardo – sono anche di più. Non siamo diventati santi improvvisamente, è che non si può più andare avanti così. Serve una rivoluzione che riporti la Sicilia alla normalità. C’è un eccesso di personale in tutti i campi”.
Un eccesso di personale dovuto, secondo il leader Mpa ad anni di “malapolitica”, di abitudini così diffuse quanto dannose, specie a lungo termine: “Questa situazione è figlia di almeno trent’anni di favori, di clientele. Abbiamo assunto gli amici e abbiamo costretto i non amici a cercare lavoro lontano. Adesso basta. C’è un bilancio che è al dissesto. Non intendo contrarre mutui, il federalismo fiscale incombe. I tempi di oggi impongono piani di rientro in ogni settore”.
Insomma, anche alla Regione “si taglia”. Col rischio, però, di scontentare qualcuno, ma il governatore non sembra preoccupato: “Preferisco – dice Lombardo – correre il rischio di perdere consenso che continuare a fare danni a questa terra. Io credo che i siciliani siano maturi, il processo è avviato. Si sta facendo strada nella coscienza dei deputati la necessità di risanamento e di riforma. C’è una riqualificazione del consenso in direzione della politica con la “p” maiuscola. Sto incontrando molte resistenze – aggiunge – non so se riuscirò o se mi “faranno fuori”. Ma che questo governo duri sei mesi, un anno, tre anni e mezzo andrò avanti, anche a costo di pestare molti calli”.
E, se dovessero realizzarsi i piani prospettati da Lombardo, i “pestoni” provocheranno parecchie urla di dolore, visto che l’idea sarebbe quella di dimezzare il personale della Regione. O, se è il caso, di tagliare ancora di più: “Se ne serve metà sarà metà, se ne basta un quarto diventerà un quarto. Non ci sarà nessun taglio di teste, ma il personale dovrà essere impiegato al meglio”.
Ma oltre agli “impiegati” pronti a “saltare”, ecco una stretta rosa di gente appena nominata per ricoprire ruoli di responsabilità, dirigere la tanto discussa Sanità siciliana. E la loro nomina, spiega Lombardo, è qualcosa di più di una semplice scelta: “Sono 17 persone, tutte nuove. Non c’è stata nessuna riconferma, nonostante le pressioni politiche. Anche questo, per la Sicilia, è rivoluzionario”. Una rivoluzione, appunto, che nasce anche da un’esigenza, da una necessità: quella della sopravvivenza. “Oggi – conclude Lombardo – si sono messe da parte le finte ideologie e si guarda, oltre che al cuore, al portafoglio. Ho rabbia per le risorse sprecate e saccheggiate, non possiamo più permettercelo, abbiamo il federalismo puntato alla tempia: o siamo virtuosi o affondiamo”.
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20 Agosto 2009, 16:19