La morte del maresciallo Mirarchi | “Hanno sparato per uccidere”

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23 Giugno 2016, 11:19

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MARSALA (TRAPANI) – Era il vivaista che si occupava della piantagione cresciuta all’interno della serra dinanzi alla quale la sera del 31 maggio scorso fu mortalmente ferito il maresciallo capo dei carabinieri Silvio Mirarchi di 53 anni. Ed è lui per la Procura di Marsala l’autore di quel delitto. Si chiama Nicolò Girgenti, 45 anni, arrestato su ordine del gip Annalisa Amato e su richiesta del procuratore Pantaleo e del pm Sessa. I carabinieri hanno ottenuto i risultati utili ad individuarlo dopo una serrata attività investigativa. L’uomo, sospettato fin dalle prime ore, era il proprietario di quella serra dove Mirarchi fu ucciso mentre stava facendo irruzione con un altro carabiniere: i militari pensavano che all’interno qualcuno stesse rubando, la piantagione fu scoperta infatti solo dopo il delitto.

All’interno c’era invece il custode, per l’appunto Girgenti, che nascosto non esitò a far fuoco quando i due, pensando di trovarsi a tu per tu con dei ladri, si qualificarono come carabinieri. Ascoltato dai carabinieri, Girgenti disse di avere venduto l’impianto a Francesco D’Arrigo, agricoltore di Partinico, e di non sapere nulla dell’utilizzo che ne era stato fatto. Ma non solo: fornì l’alibi per quella sera, disse che era rimasto a casa. Mentre i carabinieri arrestavano D’Arrigo, però, accertarono che Girgenti non aveva detto la verità e su diversi fronti: il suo cellulare la sera del 31 maggio aveva agganciato una cella compatibile con la zona della serra dove fu ucciso il maresciallo e inoltre alcune videocamere di sorveglianza avevano ripreso proprio la sua auto muoversi su una strada prossima alla serra.

Sul luogo del delitto furono trovati mozziconi i cui esami hanno ricondotto a lui e infine la prova dello “stub” aveva dato esito positivo: sulle sue mani e su alcuni abiti sono state trovate tracce di polvere da sparo. Le sorprese investigative sono state anche altre, D’Arrigo e Girgenti erano soci nella gestione di quell’impianto: poco prima di fermare D’Arrigo i carabinieri hanno intercettato una conversazione proprio tra i due, con Girgenti che si lamentava per l’affare andato all’aria a causa di quanto accaduto, “senza proferire parola – hanno fatto notare gli investigatori – sulla sorte del maresciallo Mirarchi”. Ed ancora: Girgenti era un socio ‘infedele’, quella sera era all’interno di quella serra per portare via alcune delle 6mila piante coltivate, pronto a fingere un furto.

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Oggi a Trapani a illustrare i risultati delle indagini sono stati il comandante provinciale Stefano Russo assieme ai vertici dei gruppi investigativi: colonnello Carboni, maggiore Merola, capitano Gebbia, tenente Minicucci. Con loro il procuratore della Repubblica di Marsala, Vincenzo Pantaleo, e il pm Anna Sessa. Indagini non concluse, lo ha detto a chiare lettere il procuratore Pantaleo, Girgenti avrebbe avuto altri complici: “Si tratta di un primo risultato, conseguito nella quasi immediatezza dei fatti. Ne attendiamo altri, e lavoreremo tutti affinché ci sia risposta piena contro un crimine vigliacco efferato, una violenza gratuita. Girgenti era lì per rubare alcune piante al suo socio i carabinieri sono intervenuti, allarmati per i movimento e i rumori. L’appuntato Cammarata ha gridato: ‘carabinieri’. E sono partiti i colpi verso Mirarchi. Perché, non lo sappiamo, ma la volontà omicida è stata univoca. Riteniamo che ci fossero altre persone, anche perché sono state utilizzate due armi di carattere diverso, e poi è stata sentita dai militari anche un’altra frase, di un’altra persona” .

“Sono state utilizzate – ha aggunto il pm Sessa – una semiautomatica (in dotazione alle forze dell’ordine) e una calibro 38, pistole di una certa potenza, che sono state utilizzate a distanza”. Le indagini hanno peraltro permesso in queste settimane come nel territorio di Marsala è molto attiva l’attività criminosa legate alla coltivazione di marijuana , sono state ben 17mila le piante trovate, scoperte che hanno già portato all’arresto di 10 persone. Indagini complesse ma sviluppate con grande impegno, grazie anche al supporto arrivato dai Ris di Messina e dal gruppo dei “Cacciatori di Calabria”.

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23 Giugno 2016, 11:19

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