L’omicidio di Lia Pipitone| “Condannate i due boss”

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15 Gennaio 2020, 20:17

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PALERMO – La procura generale chiede la conferma della condanna. Secondo il sostituto procuratore Rita Fulantelli, i boss Vincenzo Galatolo e Nino Madonia meritano di essere condannati a trent’anni di carcere per l’omicidio di Lia Pipitone.

Lia aveva 25 anni e non volle rinunciare al rapporto speciale, di confidenza e innocente complicità, che aveva instaurato con un uomo. Nel quartiere, all’Arenella, il chiacchiericcio divenne ammorbante. La uccisero nel lontano 1983. Il padre, il boss Antonino Pipitone, nulla fece ma accettò la condanna a morte della figlia che aveva tradito le folli regole d’onore di chi onore non ha. Il padre è stato assolto in tutti e tre gradi di giudizio, perché non sono stati trovati riscontri alle dichiarazione dei collaboratori di giustizia. Diversa la sorte toccata a Galatolo e Madonia .

Come raccontò il pentito Francesco Di Carlo “Madonia ha convocato Nino Pipitone al quale ha comunicato la decisione di risolvere il problema eliminando la figlia”. Quindi “fu convocato Galatolo, in quel periodo responsabile della ‘famiglia’ era Vincenzo, al quale ha affidato l’esecuzione materiale dell’omicidio”.

Per mascherare il delitto fu inscenata una sparatoria durante una rapina in una sanitaria dove Lia Pipitone era andata per fare una telefonata.  Gero e Alessio Cordaro, marito e figlio della vittima, si sono costituiti parte civile

Ad infittire il mistero si aggiunse quanto accadde all’indomani dell’omicidio. Fu ritrovato morto Simone Di Trapani, il lontano parente con cui Lia Pipitone si era confidata, gettando le basi per quel rapporto giudicato come se fosse una relazione infamante. Suicidio, si disse. Il giovane si lanciò dal balcone. Ora la parola passa alle difese, poi la sentenza della Corte di assise di Appello.

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15 Gennaio 2020, 20:17

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