Cronaca

L’omicidio di Roberta: “Gelosia e violenza, non si può negare l’evidenza”

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25 Giugno 2024, 18:31

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PALERMO – Il sostituto procuratore generale Marco Dall’Olio non ha dubbi: Pietro Morreale è colpevole per l’omicidio di Roberta Siragusa. Il ricorso della difesa deve essere dichiarato inammissibile. Il processo per il delitto di Caccamo approda all’atto finale. Il 10 luglio ci sarà la sentenza della Cassazione.

Morreale è stato condannato all’ergastolo sia in primo che in secondo grado. Sarebbe stato il giovane ad assassinare, il 23 gennaio del 2021, l’ex fidanzata diciassettenne.

Finora non ha fatto breccia la tesi difensiva dell’avvocato Gaetano Giunta, secondo cui si sarebbe trattato di un tragico incidente o in alternativa di un suicidio. Roberta si sarebbe cosparsa di benzina per poi darsi fuoco.

“Da un lato si sottolinea l’assoluta crudeltà dell’agito, sulla quale neppure è il caso, per l’eccezionale gravità della vicenda, e per le sofferenze prodotte alla vittima dell’orrendo crimine, di dire alcunché – scrive il rappresentante dell’accusa in Cassazione -. Dall’altro si rimarcano le ulteriori aggravanti sussistenti, ovvero la relazione affettiva in essere e la premeditazione”.

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A cui si aggiunge, prosegue, “la condotta tenuta dall’imputato, utilitaristicamente adeguatasi alle situazioni esterne e mai spontanea, anzi, per meglio dire, connotata di diverse falsità, né mai evidenziante un qualche, effettivo, pentimento per l’accaduto”.

La gelosia e la violenza “risultano provate in modo schiacciante e conclamato. Negare che gelosia e violenza vi fossero significa negare l’evidenza”.

La madre di Roberta, Iana Brancato, il padre Filippo Siragusa, il fratello Dario, la nonna Maria Baronesono costituiti parte civile con l’assistenza degli avvocati Giovanni Castronovo, Giuseppe Canzone, Sergio Burgio e Simona La Verde.

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25 Giugno 2024, 18:31

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