02 Agosto 2022, 05:09
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CATANIA – “Giustizia per Valentina Giunta”. A chiederlo i tanti presenti tra parenti e amici, di fronte Piazza Federico di Svevia gremita, al sit-in di rabbia e dolore tenutosi ieri pomeriggio per l’omicidio di Valentina Giunta. In tanti eccetto una delle figure più vicine alla donna, la cugina Cristina: “Io volevo dire soprattutto che la colpa di tutto ciò è delle istituzioni, in quanto Valentina ha chiesto più volte aiuto ma le istituzioni le hanno voltato le spalle, gli assistenti sociali le hanno voltato le spalle e lei chiedeva aiuto. Aiuto per instaurare un rapporto col figlio. E dove sono finiti gli assistenti sociali? Se non c’è una situazione tragica come quella che è avvenuta, gli assistenti sociali non fanno nulla perché devono vedere per forza la situazione critica”, continua con voce spezzata ammonendo non soltanto i piani alti “Un’altra colpa che io do è al vicinato che ha udito e ha visto quindi è questa l’omertà di certi quartieri perché l’avrebbero potuta aiutare tutti, tutti, tutti. Chi in un modo, chi in un altro quindi la colpa ce l’hanno tutti. Tutti i muri, tutte le finestre e tutte le porte perché loro hanno visto e non solo quel giorno. Anche un mese fa, anche un anno fa, anche cinque anni fa, anche dieci anni fa quando Valentina era chiusa e tutti zitti. La colpa, quindi, ricade su di tutti. La perdita è di tutti, siamo tutti sconfitti. Qui vincitori non ce n’è, siamo tutti perdenti”.
Parole dure per un gesto che nel 2022 non dovrebbe trovare terreno fertile. Un’altra donna nel catanese si somma alle precedenti vittime di femminicidio, questa volta il teatro dell’efferato crimine è stato il quartiere di San Cristoforo ma l’aspetto più importante riguarda i personaggi in scena, poiché a variare le carte è il protagonista. Non un compagno o marito, a commettere l’omicidio con un’arma da taglio è stato il figlio “maggiore” della giovane donna.
L’omertà di cui parla la cugina, infatti, non è il primo dei casi in cui la tragedia poteva essere evitata. Innumerevoli i segnali d’allarme negli anni: dalle violenze domestiche, alla condanna del marito fino alla necessità di dover abbandonare casa con il figlio minore per sfuggire alle insidie di una famiglia, che famiglia per Valentina non era.
I rappresentanti delle associazioni presenti come il “Comitato Abitanti”, “La Ragna Tela” e il “Centro antiviolenza Galatea” sono attoniti e si stringono al dolore per la perdita della giovane, implorando le istituzioni di non sottovalutare più storie come quelle di Valentina perché dietro il volto di una ragazza precocemente e infelicemente sottratta alla vita potrebbe esserci quello di una nostra amica, di una nostra sorella o di una nostra cugina.
Nel piccolo cambiare si può, denunciando e rivolgendosi in primis ai numerosi punti di supporto presenti in città anche in forma anonima, come ricordato dalla presidentessa dell’associazione Thamaia, ma la vera risposta di cui siamo tutti in attesa deve provenire dalle istituzioni.
Un ritorno al Medioevo con l’impoverimento del valore della donna e la conseguente vessazione in episodi di violenza che gettano il capoluogo etneo in coda a tutte le statistiche sulla vivibilità dei centri urbani in Italia, in relazione alla presenza di criminalità sul territorio. I cittadini sono stanchi e chiedono aiuto alle istituzioni poiché il sacrificio di queste cinque donne non venga vanificato ed insegni che episodi simili non dovrebbero mai verificarsi ma soprattutto affinché non se ne commettano ulteriori.
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02 Agosto 2022, 05:09
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