E’ “L’Ora” di Vinicio Boschetti: | “Niente imbarazzo, mi hanno chiamato”

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14 Febbraio 2011, 11:54

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Da alcuni giorni è disponibile in edicola “i Quaderni de L’Ora”, una nuova avventura editoriale che si richiama all’esperienza dello storico giornale palermitano del pomeriggio, chiuso definitivamente il 9 maggio 1992 dopo oltre novant’anni di attività. Scorrendo la gerenza si leggono alcuni dei nomi più illustri che hanno segnato la storia del giornalismo d’inchiesta: da Giuseppe Lo Bianco a Sandra Rizza; passando per Francesco La Licata e Attilio Bolzoni. Firme importanti accompagnate, fra l’altro, da alcune penne di prestigio come quelle del procuratore Ingroia e del Travaglio nazionale.

Insomma, questi quaderni hanno tutto per rappresentare, a distanza di vent’anni dal suo ultimo “battito”, il prodotto più autentico di quello che è stato il cuore pulsante de “L’Ora” negli anni caldi della guerra di mafia. Eppure, anche i cuori migliori, a volte, possono avere un “soffio”. In questo caso l’aritmia, continuando l’associazione cardiaca, è rappresentata dal nome di chi si occupa della raccolta pubblicitaria per la testata. Si tratta dell’agenzia di Vinicio Boschetti, l’imprenditore che nel 2000 tentò di far “resuscitare” la testata di piazzetta Napoli. Un’esperienza breve che, insieme a quella de Il Mediterraneo, tramontò inesorabilmente poco tempo dopo; sotto il peso, tra l’altro, delle accuse di bancarotta fraudolenta mosse nei confronti di Boschetti,  che per quel reato è stato condannato in primo grado.

Boschetti, dopo le vicende giudiziarie che hanno segnato la sua esperienza professionale, il suo rilancio parte proprio da dove era naufragata?
“La mia esperienza professionale non è mai naufragata. Mi sono sempre occupato di pubblicità, e quando sono stato chiamato da amici come Vittorio Corradino e Peppino Lo Bianco, per mettere a disposizione la mia esperienza al servizio di questa nuova avventura editoriale ho accettato con piacere”.

Certo, i più maliziosi non hanno esitato a storcere il naso dopo aver rivisto ancora una volta accostato il suo nome a L’Ora.
“Il mio lavoro si limita soltanto alla raccolta pubblicitaria. Non ho nessuna voce in capitolo per quanto riguarda i contenuti del giornale. La mia agenzia lavora solo sul piano dei contatti”.

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Lo scorso maggio è stato condannato a 5 anni di carcere per bancarotta fraudolenta, non sente il peso di questa condanna, considerando che è legata alla chiusura de L’Ora?
“Anche qui tengo a precisare che in quell’esperienza, il mio ruolo fu molto marginale. Io inizialmente mi occupavo solo della pubblicità. Quando cessarono le pubblicazioni il mio nome, coinvolto in quella vicenda giudiziaria, fu associato alla chiusura del giornale”.

Insomma, tornare alla carica con i Quaderni de L’Ora non le crea il minimo imbarazzo.
“Assolutamente no. Non è nel mio spirito. Non sono mai stato una persona che si chiude in casa. Anche di fronte alla condanna per un reato ormai prescritto. Anzi, si figuri che prima di ricevere questa proposta, venni persino dal vostro direttore Francesco Foresta proponendomi come agente pubblicitario. Ma non ricevetti nessuna risposta”.

Tra le firme de i Quaderni ci sono anche quelle di Antonio Ingroia e Marco Travaglio. Lei ha mai avuto modo di incontrarli?
“No, non li ho mai incontrati. E anche gli altri collaboratori non ho modo di incontrarli, perchè lavoro da casa”.

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14 Febbraio 2011, 11:54

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