06 Novembre 2021, 09:27
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CALTANISSETTA – Supplicare in ginocchio perdono non era servito. Filippo Marraro, una mattina di primavera del 2019, ha ucciso Loredana Calì con due colpi al collo e al petto. Un femminicidio quello di Catenanuova che, anche a distanza di due anni, lascia increduli. Pare di essere davanti alla sceneggiatura di un inquietante delitto. Ma non è un film, è la realtà. Anche se la scena in cui l’omicida punta la pistola contro la donna per costringerla a salire in auto è immortalata da un video. Un vero e proprio sequestro, prima di ammazzarla nelle campagne ennesi. Ieri sono arrivati i titoli di coda del processo di secondo grado. La Corte d’Assise d’Appello di Caltanissetta ha confermato la condanna a 30 anni del gup. L’unica differenza è l’esclusione dell’aggravante della crudeltà.
Il dispositivo è arrivato dopo la camera di consiglio. La Corte d’Assise d’Appello si è ritirata dopo aver ascoltato l’articola arringa difensiva del difensore, l’avvocato Maria Fallico. Nel corso della discussione la penalista ha “citato il delitto d’onore” prendendo spunto dalla perizia psichiatrica svolta dal consulente nominato dal gip. Per Maria Fallico “una similitudine che offende la donna, la Sicilia e tutto l’entroterra siciliano, di cui Catenanuova fa parte. Il fatto che si sia dato per scontato che il suo ritenere essenziale commettere questo delitto d’onore perché la comunità lo chiedeva è un’offesa per la comunità”. Per il difensore anzi dimostrerebbe “come Marraro non fosse capace di intendere e di volere, perché qualunque soggetto che abbia una lucidità mentale sa benissimo che il delitto d’onore in questo preciso momento storico, per fortuna, non è più condiviso e condivisibile”. Dai racconti di Marraro è emersa la sua convinzione che l’omicidio dell’ex sarebbe stato un modo per proteggere la figlia femmina. “Meglio un padre omicida, che una madre colpevole di presunti tradimenti all’ex”. Ma per la Corte d’Appello Marraro era capace d’intendere e di volere nel momento del femminicidio e per questo la condanna è stata confermata. Ammessa la costituzione delle parti civili delle associazioni “Co.Tu.Le Vi ” e dell’associazione “Donne insieme” di Sandra Crescimanno. Le altre parti offese costituite la sorella e il fratello di Loredana.
Per l’avvocato Fallico la conferma della condanna appare come “la negazione dell’esistenza dell’uomo malato, ma solamente dell’uomo cattivo. Invece secondo la mia opinione non c’è distinzione tra uomo buono e uomo cattivo, ma tra uomo sano e uomo malato”. Ora non resta che l’ultimo gradino: la Cassazione. Il capitolo finale di questa saga dell’orrore.
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06 Novembre 2021, 09:27