15 Settembre 2024, 19:45
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PALERMO – “Pino Puglisi lungo l’arco del suo ministero presbiterale come parroco e formatore di coscienze, soprattutto nell’ambito giovanile, ha oggettivamente posto chiari segni e parole di liberazione dall’oppressione mafiosa ma perché ha camminato come discepolo fedele dietro a Gesù, lo ha amato con tutto sé stesso, si è nutrito del suo Vangelo e lo ha annunziato da testimone autentico, da martire, fino al martirio di sangue”.
Così, monsignor Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo, ha celebrato, nella sua omelia, durante la Messa in Cattedrale, il trentunesimo anniversario dell’uccisione del beato di Brancaccio, nell’avvio del nuovo anno pastorale.
“L’anniversario della sua uccisione per volontà e mano mafiosa – ha detto Lorefice – ci sia di sprone a far nostra l’intenzionalità cristica, messianica, del presbitero di Brancaccio, del nostro fratello nel discepolato e nel presbiterato Giuseppe Puglisi, martire, testimone, di Cristo”.
“Le nostre città sono travolte da una cultura dell’indifferenza, del profitto e della morte, dalla mancanza di un’etica sociale e pubblica, dalla violenza di strada, dallo spaccio delle nuove droghe che devastano i nostri giovani; sono sommerse dai rifiuti, ferite dalla mancanza di opportunità lavorative, dallo spopolamento, dalla dispersione scolastica, dalla marginalità periferica ed esistenziale che produce nuovi scarti umani”.
“Carissime, Carissimi – ha concluso l’arcivescovo – è questo il luogo – l’Eucaristia, nella chiesa Cattedrale, di affidamento alla Santa e Beata Trinità del nuovo Anno pastorale nel giorno in cui facciamo memoria dell’uccisione del discepolo-prete-formatore-martire Giuseppe Puglisi – per assumerci l’impegno di una rinnovata evangelizzazione che prenda le mosse dalla vita della gente e dalle istanze dei territori parrocchiali”.
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15 Settembre 2024, 19:45