21 Novembre 2019, 11:47
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RAGUSA – La conferma della condanna a 30 anni di reclusione nei confronti di Veronica Panarello, accusata di aver ucciso il figlio Loris di 8 anni occultandone anche il cadavere, è stato chiesto dal pg della Cassazione. La donna era stata condannata a30 anni dalla Corte d’assise d’appello di Catania, e la stessa pena le era stata inflitta in primo grado. Ad avviso del pg, il verdetto deve essere convalidato. In particolare, il Pg della Suprema Corte Roberta Maria Barberino ha chiesto agli ‘ermellini’ il “rigetto” del ricorso presentato dalla difesa di Veronica Panarello. La donna è accusata di aver ucciso il figlioletto Loris di otto anni strangolandolo con alcune fascette di plastica e di aver poi gettato il suo corpo in un canalone in campagna. Il bambino è stato ucciso il 29 ottobre 2014 nell’abitazione di famiglia a Santa Croce Camerina (Ragusa). Panarello venne fermata a dicembre.
In questo caso di omicidio non si vede come l’aspetto istrionico della personalità della Panarello abbia potuto incidere sulla capacità di intendere il disvalore dell’omicidio del suo bambino”. Lo ha sottolineato il Pg della Cassazione Roberta Barberini nella sua requisitoria davanti alla Prima sezione penale della Suprema Corte. “Non c’è nesso tra i tratti istrionici e narcisistici della personalità di Veronica Panarello e il delitto del quale è accusata” , ha aggiunto il Pg. “La chiamata in correità del suocero, è stato l’ennesimo tentativo si manipolazione messo in campo dalla donna, ha rilevato il Pg riferendosi alla calunnia ai danni di Andrea Stival, nonno del piccolo Loris.
Con motivazione congrua, sono state negate le circostanze attenuanti in favore della Panarello per l’assenza di resipiscenza, per la sua condotta processuale, per la gravità del delitto, e per l’occultamento del cadavere del piccolo Loris”. Così il Pg della Cassazione Roberta Barberini ha chiesto ai supremi giudici di confermare il diniego di sconti di pena per Veronica Panarello, condannata a 30 di carcere per l’omicidio de figlioletto di 8 anni. Ad avviso del Pg, non è “rilevante” la tesi difensiva che il delitto sia stato commesso d’impeto perché “rilevante è piuttosto la sussistenza dell’elemento soggettivo del reato”. Sulla mancata individuazione del movente, il Pg ha ricordato che “l’accertamento della causale non è necessaria per stabilire la colpevolezza” . Il verdetto è atteso in serata.
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21 Novembre 2019, 11:47