18 Febbraio 2016, 12:56
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PALERMO – Morte, dolore e mistero. Un mistero che si ingrossa ogni giorno di più, alimentato forse dalle bugie, certamente dal chiacchiericcio. Il forse dovranno toglierlo i magistrati che indagano sull’omicidio del piccolo Loris Stival. Si parte da una tragica certezza, la morte di un bimbo di otto anni. Una morte orrenda per strangolamento.
Secondo la procura di Ragusa, finora c’era un solo presunto responsabile: la madre Veronica Panarello. Solo che la donna, il mese scorso, ha tirato fuori una rivelazione choc: sarebbe stato il nonno del bambino, Andrea Stival, ad uccidere Loris. Lei e il suocero, ha confidato Veronica ad una psicologa, erano amanti. Nonno Andrea avrebbe strangolato il nipote perché aveva scoperto la loro relazione.
E così Andrea Stival è finito sotto inchiesta per concorso in omicidio e occultamento di cadavere. Si tratta di un atto dovuto che impone, però, agli investigatori di rivedere tutti i passaggi dell’indagine in cui è comparso nonno Andrea. E qui si mescolano in un pericolosissimo mix il chiacchiericcio con i dati certi e le possibili bugie. Il primo passaggio per i pm sarà quello di interrogare in carcere, probabilmente nelle prossime ore, Veronica Panarello per capire se ribadire ciò che ha confidato alla psicologa in cella.
“Fango e bugie”, taglia corto Andrea Stival che stamani, in un’intervista a La Sicilia, spiega di essere stato “sentito e intercettato, come tutti gli altri familiari. Tutta la mia vita, com’era giusto che fosse in quei momenti, è stata scandagliata. Io sono pronto a confrontarmi con Veronica, davanti ai magistrati e a chiunque: le ripeta guardandomi negli occhi, queste tremende bugie. O si assuma la responsabilità di quello che ha fatto”. Andrea Stival, dunque, preannuncia una querela per smentire Veronica e forse anche per stoppare la fastidiosa voce sulla relazione che corre sin dal giorno dell’omicidio.
Il dato certo è che di Andrea Stival non c’è traccia in nessuno nei fotogrammi delle immagini riprese dalle telecamere che inquadravano la casa il giorno del delitto e il percorso della madre in macchina. E c’è l’alibi della sua giovane compagna, Andreina, che ha detto di avere trascorso delitto assieme a lui le ore in cui veniva commesso il delitto. Nessuna incongruenza è emersa nei loro racconti. Per il resto si dovrà tornare ad analizzare una serie di circostanze: le telefonate fra Veronica e nonno Andrea, il rapporto fra il nonno e il cacciatore Orazio Fidone che per caso trovò il corpo di Loris nel canalone dove fu abbandonato, il racconto di una vicina che ha riferito della presenza costante di Andrea Stival a casa della donna, anche quando il marito Davide, allora camionista, era fuori per lavoro.
Bisogna trovare conferme o smentite alla più terribile delle ricostruzioni di quel terribile 29 novembre 2014. Quella fornita da Veronica Panarello: tornando da scuola avrebbe incontrato il suocero che sarebbe salito in macchina con lei, sdraiandosi sul sedile posteriore per non farsi notare. Una volta a casa, qui c’era Loris che avrebbe minacciato di rivelare al padre Davide la relazione tra il nonno e la madre. Per questo, secondo Veronica, il suocero l’avrebbe costretta a legare le mani del bimbo con una fascetta e poi lo avrebbe strangolato con un cavo elettrico. Infine, si sarebbero sbarazzati del corpo.
Una ricostruzione “frutto della sua fantasia – ha sempre detto l’avvocato di Andrea Stival, Francesco Biazzo -, Lo dicono gli atti del processo e le indagini”. Atti che adesso si ingrosseranno con i nuovi accertamenti.
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