Lucia, Antonello e la triste Sicilia | dove le speranze diventano illusioni

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15 Febbraio 2015, 06:00

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Le dimissioni annunciate dell’assessore Borsellino rappresentano un atto dovuto. Non era possibile soprassedere, dopo la tragedia di Nicole, dopo le critiche del ministro Lorenzin. Col suo gesto, Lucia, figlia di Paolo, ha liberato i siciliani dallo sgomento. Non era sopportabile oltre che quel cognome immacolato campeggiasse come un’immeritata bandiera tra le tende di un governo incapace e recidivo.

La misura di un’impudenza perniciosa e recidiva è stata perfettamente raffigurata dalle dichiarazioni del presidente Crocetta, proprio sul caso della piccola morta a bordo di un’ambulanza, in assenza di posti in ospedale. Era talmente sicuro – il presidente – talmente ansioso di mettere bocca, di distribuire patenti e sentenze, che ha finito per dimenticare il rispetto per chi dovrà indagare e per il dolore di una famiglia, quella della piccola Nicole, che avrebbe il diritto, almeno, di non subire lo scaricabarile altrui.

Al tempo stesso, la storia di Lucia Borsellino, figlia di Paolo, dimostra quanto la Sicilia sia la patria delle illusioni spezzate, delle redenzioni impossibili. Lei aveva le carte in regola per affermare l’ideale del cambiamento: un nome venerato, un profilo di donna perbene e valorosa, la conoscenza tecnica della sua materia. Lei avrebbe potuto impersonare la rotta della rivoluzione degli onesti, sempre vagheggiata, mai attuata. Eppure ha fallito; per errori personali, certo: magari per un deficit di carisma che alla fine ha pagato caro. Ma anche, per essere finita nel pantano di una terra che seduce e abbandona. Che offre all’onestà momentaneamente in sella un reggimento di consigliori col pugnale nascosto dietro la schiena. Che ruba il respiro delle più pure intenzioni.

E’ affondata nella palude della Sporca Sanità Siciliana, Lucia: chissà se avrà imparato a diffidare degli abbracci dei finti amici. Ed è stata vittima, fin dall’inizio, di un doppio mascariamento: dell’insulto ignobile di chi ha sempre ritenuto che profanasse il suo cognome per ottenerne rendite; e dell’ipocrita gentilezza di chi ha considerato quello stesso cognome un imperituro salvacondotto, esente dalla verifica dei fatti. Nella palude di abbandono e seduzione, di calunnie e adulazioni, la speranza della figlia di Paolo, la stessa speranza di suo padre e dei siciliani migliori, ha fatto naufragio.

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La decisione del presidente di Confindustria Sicilia, Antonello Montante – che ha scelto di auto-sospendersi dal consiglio direttivo dell’Agenzia dei beni confiscati – si è resa forse necessaria. Non era possibile fare finta di niente, davanti alle notizie di inchieste gridate da tutti i giornali. Che componga mascariamento o sostanza processuale, questa maleodorante ridda di pentiti, di foto e sussurri, sarà chi di dovere a stabilirlo. Intanto, è già fortissimo l’olezzo di palude. Anche in questo caso, si coglie il fruscio di una speranza strappata e poi gettata in una pozzanghera.

“Mai avrei pensato – ha detto Montante – di dovermi trovare un giorno in una situazione simile dopo anni trascorsi in trincea, insieme a tanti altri imprenditori, sempre al fianco delle istituzioni”. Mai l’avrebbero pensato il Presidente Napolitano, Matteo Renzi, Sergio Lari, Roberto Scarpinato, Angelino Alfano… (e l’elenco potrebbe continuare con investigatori e magistrati di ogni ordine e grado), tutte personalità che con il capo degli imprenditori siciliani hanno condiviso lo spazio di un progetto liberatorio, di una foto, di un incontro, di una stretta di mano, nel nome dell’antimafia.
Nemmeno qui saranno mancati gli errori, per carità; il culto della legalità può a volte condurre a una sovraesposizione, se non addirittura in una suggestione di onnipotenza; e comunque vale sempre la buona consuetudine di attendere l’arrivo di un giudice, tra Catania, Caltanissetta e Berlino.

In ogni modo, la caduta di Antonello riecheggia le dimissioni di Lucia, per lo sbocco del finale, per sicula assonanza. Un altro simbolo accreditato della rivoluzione che finisce nella palude di una terra sconsacrata. Ecco l’ennesima illusione che tracima nella delusione. Ecco l’ennesima speranza che diventa sconfitta di tutti.

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15 Febbraio 2015, 06:00

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