05 Maggio 2014, 12:58
7 min di lettura
PALERMO – Ancora uno stop. Ancora uno problema. Ancora un rinvio. La vicenda delle nomine dei 17 manager della Sanità siciliana somiglia sempre di più a una “storia infinita”. Oggi in prima commissione all’Ars, il presidente Cracolici e gli altri commissari hanno atteso, invano, che il governo consegnasse i decreti di nomina e i curricula dei nuovi direttori generali di ospedali e aziende sanitarie. Ma non è arrivato nulla. Nemmeno oggi. Nonostante fosse stato proprio l’esecutivo, la scorsa settimana, a chiedere un rinvio.
Su questo punto, però, l’assessore Borsellino spiega: “Gli atti che mi sono stati richiesti dalla prima commissione, e riguardanti i lavori della commissione di esperti e la relativa istruttoria, sono già stati da me inviati venerdì scorso. Per quanto riguarda invece – aggiunge l’assessore – i documenti relativi ai singoli ‘nominandi’, cioè i curricula e le certificazioni riguardanti i prossimi manager, l’iter è diverso: dovrà essere Palazzo d’Orleans a trasmettere quei documenti che io ho già trasmesso due settimane fa”.
In commissione qualche giorno fa era previsto l’esame delle nomine dei tre manager indicati dai Policlinici. L’assessore Borsellino avrebbe chiesto un po’ di tempo per integrare la documentazione con le nomine anche degli altri 14 direttori. Commissione rinviata a oggi. Ma “saltata”, come detto: le carte sulle singole nomine non sono arrivate. Ferme a Palazzo d’Orleans.
Stando a quanto trapela, i problemi sarebbero più di uno. Il governo starebbe valutando, infatti, alcuni casi di presunta “inconferibilità” di qualche incarico. Si fa il nome, tra gli altri, del nuovo direttore generale dell’Asp di Catania Mario Zappia. Il manager non avrebbe maturato la sufficiente esperienza nelle strutture pubbliche per concorrere a quella nomina. E si sta valutando anche un’eventuale nomina “sostitutiva”.
In questi giorni, il presidente di quella commissione, Antonello Cracolici, ha glissato sul tema. Sarebbe inopportuno, per lui che ricopre quel ruolo, accennare alla materia che sarà oggetto dell’esame dei commissari. Ma l’impressione è che la commissione farà davvero le pulci a quelle nomine. Che verranno esaminate in maniera globale, come richiesto proprio qualche giorno fa dall’assessore. Ma che verranno messe ai voti. Una per una. In caso di voto contrario (serviranno dieci “no” sui quindici componenti della commissione), il governo potrà decidere di ritirare la nomina o di mantenerla. Ma a quel punto servirà il voto favorevole di Sala d’Ercole.
Ma il “nodo” più che tecnico è politico. Proprio attraverso quelle nomine, infatti, il presidente della Regione diede il “via” alla guerra con un’area del suo partito. Quei “cuperliani” che sono rappresentati appunto all’Ars anche da Cracolici, oltre che, fuori dal palazzo, dal segretario regionale Fausto Raciti. Quelle nomine avviarono lo strappo che si sarebbe accentuato col rimpasto. Distanze che non sono ancora state colmate. Fratture che, forse, sarebbe stato più utile ricomporre prima di quella commissione. Dove pioveranno malumori diversi.
Dentro quel palazzo, infatti, non sono pochi i rappresentati dell’area Cuperlo che non sembrano intenzionati a fare sconti al governatore. Il presidente della commissione Salute Pippo Digiacomo, ad esempio, nei giorni scorsi, ha persino chiesto un parere legale per verificare la possibilità di impugnare le nomine. Il motivo di questa censura politicamente molto forte, è legato alla scelta del governo regionale di ignorare una risoluzione votata all’unanimità da quella commissione. Una deliberazione che obbligava l’esecutivo a integrare le valutazioni raccolte dall’assessorato fino a quel punto, con quelle compiute da una commissione di esperti nominata dalla stessa commissione Salute.
Un impegno del resto, assunto dallo stesso assessore Borsellino, che in quei giorni assicurava: “Non potremo non tenere conto di queste valutazioni”. Ma secondo il presidente Digiacomo, quei giudizi non sarebbero invece stati minimamente considerati. E verranno ripresentati in prima commissione. Lì, potrebbero contribuire a indirizzare la valutazione dei deputati. Valutazioni che, ad esempio, non giustificherebbero l’esclusione, nel lotto dei nominati, dell’ex commissario del Policlinico di Messina Giuseppe Pecoraro. Per lui, non solo i giudizi assai positivi degli esperti nominati dalla commissione Sanità, ma anche quello della commissione individuata dallo stesso governo, che nel caso di Pecoraro parlava di “profilo molto interessante. Solido, determinato, consapevole. Ha maturato un’esperienza in cui ha dimostrato di saper gestire le problematiche chiave con gradualità e risultati documentati. Potrebbe avere uno stile di leadership direttivo, ma compensato da una lucida visione strategica orientata allo sviluppo”. Un commissario che tutti, tranne il presidente e l’assessore, insomma, consideravano bravissimo.
E non finisce qui. Secondo il presidente Digiacomo, infatti, l’eventuale sostituzione di qualche manager non potrà che passare “attraverso l’inserimento di qualche nome escluso dalla short list finale individuata dal governo”. Sono già partite, infatti, le richieste di impugnativa delle 17 nomine. Ricorsi al Tar che sembrerebbero fondati proprio sulla prestuna discriminazione compiuta nei confronti di qualche manager. “Crocetta – insiste Digiacomo – inserisca qualche nome tra gli esclusi dalla lista finale, o quella procedura rischia di essere ‘caducata’”. Ma non solo. Digiacomo avverte: “Se le prossime valutazioni dimostreranno alcuni casi di cattive gestioni economiche, chiederemo non solo la decadenza del nuovo manager, ma anche il commissariamento di quell’azienda”. Insomma, non c’è pace. E del resto, queste nomine avevano rappresentato, come detto, una sorta di “dichiarazione di guerra” del governatore nei confronti di un’area del partito. Non a caso, poche ore dopo l’ufficializzazione della lista dei nuovi manager, il segretario del Pd Fausto Raciti aveva tuonato: “Queste sono le nomine del cerchio magico di Crocetta”. Un elemento, quello dell’influenza degli uomini più vicini al governatore, che era del resto saltato fuori in più di un’occasione. Col Pd all’attacco e l’assessore nella scomodissima posizione di dover evitare le polemiche mentre scoppiava altrove una bufera.
È il caso, ad esempio, della vicenda che ha riguardato il commissario di Villa Sofia Giacomo Sampieri, notoriamente vicino al governatore e coinvolto in un’inchiesta sulla gestione dell’azienda ospedaliera. In quei giorni, la commissione Sanità chiedeva ufficialmente spiegazioni all’assessore Borsellino, convocata a Palazzo dei Normanni. Al termine di quella commissione, ecco la richiesta unanime dei deputati: “Sampieri deve essere cacciato”. Un’idea inizialmente sposata anche dall’assessore. Poi, pare anche su mediazione del governatore, ecco arrivare le dimissioni “spontanee” di Sampieri. Nessuna revoca, quindi. Fatto non di poco conto, dal punto di vista del futuro della carriera del manager. Anche in quel caso all’assessore spettò l’ingrato compito di mediare ed evitare le polemiche.
Un’intenzione ribadita anche recentemente. Per un caso che ha coinvolto l’assessore, però, più da “vicino”. La nomina di Angelo Aliquò a direttore generale della Seus, infatti, ha incontrato ostacoli di tutti i tipi. E anche in questo caso polemiche accesissime. Che portarono alle dimissioni, da uno degli organi della società, di Giulio Guagliano, ex capo di gabinetto dell’assessore Luca Bianchi. In quei giorni, sempre dal Pd (Digiacomo, ma anche Alloro) ecco i nuovi attacchi. E il “cerchio magico” che si trasforma in una “cricca”, non meglio definita, che sta attorno al presidente Crocetta. E che persegue finalità “personali”, inducendo il presidente a qualche valutazione “errata”.
Ma in questo caso, l’assessore Borsellino sembra abbia alzato la voce. Lo ha fatto con altri fedelissimi del governatore (per la cronaca, nel frattempo Guagliano, che si era ‘messo di traverso’ alla nomina di Aliquò, è stato nominato nuovo capo della segreteria tecnica del presidente). Lì, nel consiglio di gestione della Seus siedono Gaetano Montalbano e Alessandra Di Liberto, due stretti collaboratori di Crocetta. L’assessore, in qualche occasione, come detto, avrebbe alzato la voce. In particolare sul tema dei “contratti di solidarietà” ai lavoratori. Una idea considerata, del resto, anche attraverso una nota ufficiale, un vero e proprio “errore”. Quasi uno scontro istituzionale, si direbbe, se solo l’assessore non amasse le contrapposizioni.
Già. All’assessore non piacciono le polemiche. E le evitò in tutti i modi anche in occasione del caso Humanitas. Una vicenda che – al di là dei risvolti che dovranno ancora conoscersi – fece salire altissima la tensione in piazza Ziino. Anche in quel caso, non furono pochi, sempre tra i democratici, a parlare di “pressioni” nei confronti del presidente. Ma quella è ormai storia “vecchia” in un certo senso. Resta il fatto che presto, però, di storie ne potrebbero saltare fuori di nuove. Mettendo in discussione le ultime, discusse scelte del governo. La “guerra” della Sanità, insomma, sembra appena iniziata. O forse, non è mai finita.
Pubblicato il
05 Maggio 2014, 12:58