11 Giugno 2013, 15:21
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PALERMO – Lucia era in un angolo, racchiusa nei suoi pensieri. Ha evitato di incrociare lo sguardo dell’assassino di Carmela: ricorda ancora come se fosse ieri la sua mano armata di coltello e la sua ferocia. Quella con cui uccise sua sorella di 17 anni e ferì lei stessa. Davanti all’aula 16 del Palazzo di Giustizia, stamattina, insieme a Lucia Petrucci, 18 anni, c’erano tutti coloro che conoscevano Carmela e l’intera classe con cui le due sorelle avevano condiviso gli ultimi anni di scuola. Nessuno però, ha potuto assistere alla prima udienza del processo a Samuele Caruso, 23 anni, celebrata a porte chiuse dal gup Daniela Cardamone.
La difesa ha giocato la carta dell’infermità mentale parziale. La relazione depositata in cancelleria dagli avvocati Anna Pellegrino e Antonio Scimone è firmata da uno psicologo e da uno psichiatra: gli esperti parlano di una personalità molto particolare dell’imputato e dimostrerebbero l’incapacità di intendere e di volere del ragazzo al momento dell’omicidio, avvenuto nel primo pomeriggio del 17 ottobre scorso, quando Carmela e Lucia stavano tornando da scuola. Era stata la nonna ad andarle a prendere e, una volta scese dalla macchina le due sorelline avevano citofonato a casa. Da lì a poco, la violenza di Samuele Caruso avrebbe sconvolto la vita della loro famiglia. Caruso da tempo maturava rancore nei confronti di Lucia: la loro era stata una breve relazione sentimentale finita male, ma il ragazzo non aveva mai accettato che la giovane lo avesse lasciato.
Lui, originario della zona di via Oreto, disse agli investigatori di “avere perso la testa”, di “volere inizialmente soltanto spaventare le due ragazze”. Ma il suo accanimento nei confronti delle giovani ha in realtà portato via per sempre dai propri cari Carmela e riempito di dolore la vita di Lucia, che con la sorella condivideva tutto. Prima che sorelle, infatti, le due ragazze erano amiche. Si raccontavano ogni cosa ed ogni esperienza, per loro, diventava motivo di confronto. Ma è arrivata la ferocia di Caruso a spezzare quell’amore che adesso continua a vivere in forma diversa, ma che di certo non fa trattenere le lacrime.
Le stesse dei compagni di scuola delle due ragazze e di un’insegnante, che stamattina, commossi, si sono stretti intorno a Lucia Petrucci, vittima designata dall’imputato che ha chiesto nelle scorse settimane il rito abbreviato: ciò gli potrebbe evitare l’ergastolo grazie allo sconto di pena di un terzo previsto per legge. All’udienza hanno partecipato anche i genitori di Caruso e i parenti di Carmela che, difesi dall’avvocato Marina Cassarà, si sono costituti parte civile. Il gup Daniela Cardamone, inoltre, ha accolto la costituzione di parte civile anche del Comune di Palermo e dell’associazione Onde, una Onlus che si occupa di combattere la violenza contro le donne, mentre un’altra associazione che tutela i diritti delle donne “In braccio alla luna”, è stata esclusa.
In aula, insieme al sindaco Leoluca Orlando, l’assessore Agnese Ciulla. Il sindaco ha rassicurato i compagni di classe di Carmela sull’impegno dell’amministrazione per combattere ogni tipo di violenza. ”La costituzione di parte civile – ha detto Orlando – è un atto di solidarietà e vicinanza alla famiglia Petrucci ma è soprattutto un atto di civiltà, un atto formale che conferma quanto è nel dna della nostra amministrazione il rifiuto di ogni violenza”. Quel terribile giorno fu l’intervento di una vicina di casa ad evitare che le vittime fossero due: Caruso venne individuato nel giro di poche ore e fu arrestato. La stessa sera confessò quello che aveva fatto, nonostante avesse tentato la fuga verso Bagheria dopo essersi cambiato la maglietta sporca del sangue delle due sorelline. Il Gup ha dato un termine alle parti del processo per eventuali deduzioni e ha rinviato al 27 giugno.
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11 Giugno 2013, 15:21