16 Settembre 2013, 20:25
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GIARRE. Ha iniziato a riempirsi sin dalle 16 il piazzale della Chiesa Gesù Lavoratore per l’ultimo saluto a Dario Sciuto, il 19enne stroncato venerdì scorso da un malore durante un’immersione, e annegato nelle acque di Torre Archirafi.
Una tragedia a cui nessuno oggi riesce a dare un senso. Tantissimi i giovani con un profondo smarrimento negli occhi poco più che adolescenti, per un dolore troppo grande da sopportare. Inconsolabile quello dei genitori e della sorella, stretti l’un l’altro in un abbraccio che non si dà pace.
Il silenzio surreale che accoglie la salma e il corteo è intriso di sofferenza e incredulità per quella vita strappata troppo presto. Nessuno osa infrangerlo con un applauso. Il primo, lungo e liberatorio, arriva al termine della messa officiata da padre Nino Russo, dopo la straziante lettera del padre di Dario. “Nonostante la tua lontananza, niente ci potrà togliere quello che ci hai dato e che ci hai insegnato. Ti promettiamo di vivere la nostra vita nel rispetto che ci hai insegnato, ti prometto di dedicare la mia vita a mamma e a tua sorella, e a tutti quelli che avranno bisogno di noi”.
Poi è il momento degli amici, delle loro giovani voci rotte dal pianto. Sorriso e allegria sono le parole più ricorrenti, quelle che caratterizzavano Dario e la sua spensieratezza. E poi il mare, la passione di una vita, che per quanto breve, gli ha regalato grandi emozioni. Le stesse che illuminavano i suoi enormi occhi verdi, smeraldo come il mare in cui amava immergersi.
“Com’è il mare da lassù?”, con questa frase Dario aveva scelto di salutare il nonno con il quale condivideva l’amore per il mare. Oggi quella domanda è rivolta a lui.
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16 Settembre 2013, 20:25