01 Giugno 2015, 19:56
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CATANIA – È l’ultima riunione pubblica, l’ultima assemblea. Lino Leanza esce di scena in un tiepido pomeriggio di giugno. La cattedrale di Catania è colma per l’abbraccio finale a uno dei politici più influenti della scena politica siciliana dei tempi recenti. Ed è infatti la politica, quella che conta, ma anche gli amici, i familiari e i compagni di viaggio, a rendergli un omaggio per molti aspetti dovuto. E non solo perché Leanza è stato presidente della Regione nel delicato passaggio di consegne tra Salvatore Cuffaro e Raffaele Lombardo. Ma anche perché in un certo modo ha preceduto e illuminato i cambi d’umore dell’elettorato isolano. “Hai creduto in una società che fosse solidale con i più deboli”, è il ricordo di Rosario Crocetta. Parole a metà tra la commozione e la progettualità politica: “Non ho perso solo un alleato, ma anche un amico. Sono sicuro – ha concluso – che il suo patrimonio non verrà disperso”.
L’altro alleato è Enzo Bianco. Tra i due passa una conoscenza più che ventennale, anche se talvolta su fronti contrapposti. “Non solo aveva delle capacità organizzative incredibili, ma anche una passione sconfinata per i temi del lavoro. Quando a Catania chiudevano i grandi gruppi imprenditoriali, lui ebbe la capacità di infondere speranza”. E mentre Totò Lentini, capogruppo di Sicilia Democratica, movimento fondato all’indomani del terremoto in Articolo 4 che ha portato alla frattura con Valeria Sudano e Luca Sammartino, salutava il “grande guerriero”; strappava un applauso commosso Giuseppe Reina, il medico che ha accompagnato Leanza durante la malattia. Ricorda la figura del leader di partito, il vicepresidente del consiglio comunale Sebastiano Arcidiacono: “Fino alla fine ci hai chiesto il massimo impegno sulle liste in campo. Questo – ha concluso – è stato il suo ultimo comando”.
“Lui ha scelto una gran bella vocazione, ha vissuto il suo impegno alla luce del suo essere cristiano”, ha detto durante l’omelia monsignor Barbaro Scionti, parroco della cattedrale. “Quel tanto che ha prodotto – ha aggiunto – non può essere disperso”. Parole pronunciate con lo sguardo rivolto sia ai familiari del politico malettese, ma anche a quella bara che è stata portata in spalla da Rosario Crocetta e da Salvo Di Salvo, assessore comunale all’Urbanistica. Accanto al feretro sono stati allestiti i gonfaloni della Regione listati a lutto, quelli dei comuni di Catania, Raddusa e Maletto e per l’occasione c’è anche quello dell’ormai dismessa Provincia regionale di Catania.
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01 Giugno 2015, 19:56