07 Marzo 2014, 18:17
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CATANIA. L’ultimo saluto al maestro e filosofo, Manlio Sgalambro scomparso ieri a quasi novant’anni, la città Catania lo ha rivolto in modo discreto ma profondo. Una discrezione che, molto probabilmente, avrebbe preferito pure lui: un uomo che ha finito col segnare inevitabilmente il nostro tempo anche con il suo approccio minimalista a platee e riflettori. Ma lo ha fatto anche e soprattutto con parole che molto spesso hanno finito col diventare lo specchio stesso della coscienza. Questo pomeriggio dalla vicina casa (dove viveva) di piazza Vittorio Emanuele alla chiesa dei Miracoli di via Umberto, l’ultimo abbraccio a Manlio Sgalambro in un breve e commosso tragitto che ha visto in testa i figli Simonetta, Elisa, Elena e Riccardo assieme ai tredici nipoti.
“Siamo qui per salutare Manlio ed emozioni, ricordi e sensazioni ci invadono”, ha esordito nel suo intervento don Gianni Notari. Che ha proseguito: “In questi momenti il silenzio è più eloquente delle parole. Ma se ci permettiamo di parlare è per fare memoria di quello che è stato un uomo straordinario. Mai scontato, sempre originale. Amante della sua terra che lui definiva: “magica”. Uomo capace di raccontare il nostro tempo senza retorica in modo lucido: le sue parole erano lampi che illuminavano il nostro tempo. Manlio ha sempre denunciato con coraggio il quotidiano degrado portandoci però verso la speranza. Ed i suoi testi sono anche poesia che testimoniano il nostro essere. Addio Manlio ed accompagnaci ancora”.
Alle esequie ha preso parte anche l’inseparabile amico di una vita: Franco Battiato. In quello che è stato un sodalizio professionale che ha regalato alcuni degli spaccati più autentici e profondi della musica italiana. Parole come poesie che vivranno per sempre. Eccola, allora, La Cura: non esserci più ma restare comunque immortali.
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07 Marzo 2014, 18:17