21 Febbraio 2014, 16:56
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PALERMO- Sette comunicati in sette giorni. Ma ne manca uno. Il senatore Giuseppe Lumia, componente della commissione antimafia – di cui è stato presidente in passato – ha infarcito la sua settimana di lavoro con prese di posizione molto dure nei confronti della mafia. E intervenendo – opportunamente e legittimamente, per carità – su diverse emergenze. Il 13 febbraio, ad esempio, ecco un accorato appello alle donne di mafia: “Seguite l’esempio di Carmela Iuculano, di Giusy Vitale e adesso di Giovanna Galatolo. Ripudiare la propria appartenenza mafiosa vuol dire diventare donne libere”. E da lì, come detto, ogni giorno un intervento. L’appello successivo infatti è rivolto al governo, ed è finalizzato a sbloccare la vertenza di Termini Imerese, cittadina di cui il senatore è orginario. E ancora, ecco l’analisi sulle necessità di una “globalizzazione dell’antimafia” dopo gli esiti dell’inchiesta “Prato verde”, l’annuncio della presenza – prevista per oggi – a un convegno sull’Agricoltura sociale, una riflessione sulla presenza della mafia nel settore ortofrutticolo dopo il mega sequestro di un paio di giorni fa. E poi, ecco una difesa nei confronti di 11mila lavoratori che assicurano il servizio ambientale e di igiene nelle scuole, e quella riguardante i livelli occupazionali nelle aziende consfiscate alla mafia.
Un comunicato al giorno. O quasi. Perché nella sfilza delle note, una casella è vuota. Quella del 19 febbraio. Quel giorno, il Tribunale di Catania ha emesso la sentenza di condanna – in primo grado – nei confronti dell’ex presidente della Regione Raffaele Lombardo. Ma in quelle ore, il senatore siciliano, componente della commissione antimafia, ha deciso di non commentare – almeno ‘ufficialmente’ – la condanna per mafia di un ex governatore siciliano. Un silenzio sorprendente, in effetti. Ma che qualche mente maliziosa ha giustificato con un po’ di imbarazzo. È noto a tutti, infatti, come Beppe Lumia, insieme all’area del Pd che si raccoglieva attorno ad Antonello Cracolici, fosse stato – da un certo punto in poi della scorsa legislatura – uno dei massimi sponsor dell’ex governatore. In un periodo, per intederci, in cui Lombardo era già finito sotto indagine per mafia. Un fatto che in quei mesi incendiava regolarmente le direzioni regionali del Partito democratico. Dove Lumia giocava il ruolo di difensore. Del presidente di Grammichele, ovviamente. E – anzi – spingeva per l’ingresso formale del Pd nella giunta di Lombardo. Il “governo politico” su cui i democratici si divisero a lungo.
E le divisioni, a dire il vero, alla fine del 2011 sono così nette che giungono persino a Roma. E che portano Lumia a recitare il ruolo di “garante” dell’ex governatore anche a costo di scontrarsi col proprio partito. In quei giorni, infatti, l’allora presidente del Pd Rosy Bindi chiese ufficialmente ai democratici siciliani di togliere il sostegno a Raffaele Lombardo. Una presa di posizione alla quale seguì una replica molto dura. Affidata a una nota rilanciata sul sito personale del senatore. “Rosi Bindi – scrissero Lumia e Cracolici – rispetti il Pd siciliano e la stragrande maggioranza del Partito e dei parlamentari regionali. Indietro non si torna nella sanità, nei rifiuti, nell’acqua, nelle energie alternative … e nella stessa politica. Del centrodestra e del 61 a 0 non abbiamo nostalgia. Vogliamo costruire un’alleanza politica – rilanciava anzi Lumia – con il Terzo polo per riformare quel sistema di potere che ha sempre relegato le forze del cambiamento a posizioni marginali e subalterne. Per noi governo politico non vuol dire occupare posizioni di potere nella giunta di governo, ma riformare, innovare, spazzare via il vecchio sistema e proiettare questa alleanza nella competizione elettorale per le prossime amministrative e per le future elezioni regionali e nazionali”. Insomma, il sogno di Lumia era quello di un Pd alleato con Raffaele Lombardo anche in vista delle successive scadenze elettorali. E la difesa della gestione della “sanità, dei rifiuti, dell’acqua, e delle energie alternative” dell’era contraddistinta dal leader dell’Mpa.
Non è così difficile, quindi, comprendere l’imbarazzo. E quella “dimenticanza”. Del resto, quell’alleanza fu considerata “sbagliata” anche dal nuovo governatore. “Il senatore Lumia – disse Crocetta pochi mesi dopo il proprio insediamento a Palazzo d’Orleans – sostenendo l’ex governo di Raffaele Lombardo ha commesso un errore politico, ma non può pagarne le conseguenze a vita”. E in realtà, nessuna conseguenza nemmeno a breve termine. Il senatore che difese strenuamente il governatore allora indagato e oggi condannato per mafia, fa parte della commissione antimafia nazionale. E sostiene ile idee, il governo e il Movimento politico del presidente della “discontinuità”, della rivoluzione, della rottura. E dell’antimafia, appunto.
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21 Febbraio 2014, 16:56