L’uomo che ha letto di essere morto

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22 Novembre 2011, 12:47

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(rp) Il figlio è andato dal tabacchino di fiducia. E quello, prima di dargli un pacchetto di Marlboro, gli ha porto le affettuose condoglianze per il “suo caro papà”. “Per chi, scusi?”. Il tabacchino, titolare del negozio, ha sospirato. Avrà pensato: poverino, lo choc è stato troppo forte. “Per suo papà, ragazzo mio. Abbiamo saputo che è morto. Condoglianze…”. Il figlio ha spalancato la bocca lungo tutto la superficie spalancabile. Ha mormorato: “Mio papà? Ma se ero con lui venti minuti fa…”. Il tabacchino ha tirato un sospiro ancora più profondo: è impazzito, mischino. Ha preso una copia di giornale. “Suo papà è morto, guardi, è scritto qua”. E nella pagina dedicata alle necrologie, l’annuncio della tragica dipartita di Giuseppe Scarso, 64 anni (nato giusto giusto nel ’47), omone pacioso di Rosolini. Morto per il quotidiano. Vivo per la vita, che alla fine conta un po’ di più.

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Giuseppe Scarso l’ha saputo e ci ride su. “Lo prendo come un augurio. Deve essere stato l’ospedale in cui è morto un mio omonimo. Avranno fatto confusione con i dati al Comune. Boh, non so come possa essere successo. Davvero è di buon auspicio”. Le necrologie dei giornali sono il camposanto delle relazioni sociali. Le leggi per sapere chi c’è e chi non c’è. Funzionano come l’album delle Figurine Panini “Celomimanca”. Giuseppe Scarso ha letto sul giornale della sua morte presunta e si è reso conto di essere veramente vivo. E poi dice che non si scrivono mai belle notizie.

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22 Novembre 2011, 12:47

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