L’uomo che teme la libertà: | “Come vivrò fuori dal carcere?”

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26 Novembre 2013, 21:01

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ENNA – Da anni gira le carceri d’Italia per diversi reati commessi: a breve però lascerà il penitenziario di Enna, dove è rinchiuso da 19 mesi. Ma paradossalmente Claudio Pomes, 47 anni, originario di Lecce, teme che quella libertà che sta per riconquistare possa trasformarsi in una “prigione” peggiore. E così ha affidato a una lettera aperta tutti i suoi timori per quel che gli si prospetta. Solo, senza famiglia, senza soldi, senza un lavoro. “Ho passato più tempo dentro il carcere che in libertà – scrive -. Purtroppo, e mentre lo scrivo sorrido, tra poco sarò scarcerato”.

L’uomo chiede aiuto alla società perché non sa dove andare nel momento in cui si apriranno le porte del carcere. “Un momento che sogno da anni, ogni giorno che passa si trasforma in un incubo – prosegue -. Fuori da qui, infatti, io sono solo e non so dove andare. Il carcere di Enna, tra i tanti che ho girato, mi ha ridato la speranza e la fiducia nella vita. Purtroppo quando sbagli una volta è difficile ricominciare”. Pomes sottolinea di avere trovato nel penitenziario siciliano “degli operatori che mi ascoltano, che mi hanno guardato, per la prima volta, come un uomo”. “Dentro il carcere sono al caldo, ho un pasto, ho un letto, posso lavarmi. Ma appena fuori? Quando questi cancelli si apriranno io mi troverò davanti al baratro”, è l’amara riflessione del detenuto. “Non ho un lavoro, non ho una famiglia, non ho soldi, non ho una casa – continua – Io il mio debito con la giustizia l’ho pagato e voglio cambiare vita. Vivo nel terrore perché so già che se nessuno mi aiuterà: io in carcere ci tornerò presto”.

Quindi lancia il suo appello accorato: “Si parla tanto di carceri sovraffollate, di disumanità, di disservizi. Io ad Enna ho ricominciato a sorridere e vorrei poterlo fare fuori, in quella società che oltre che civile dovrebbe essere responsabile dando corso a quel reinserimento di cui tanto si parla”. “Voglio chiedere aiuto perche la vita è bella – conclude – e non voglio sprecarla dentro una cella di un carcere”.

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In carcere Pomes un lavoro ce l’ha. “Lavoro con quello che qua dentro chiamano art.21, pulendo le stanze dell’amministrazione e della direzione”. “Dopo anni di diffidenza – afferma – la fiducia che mi è stata data, sia dalla direttrice del cercare che dal capo dell’area educativa, mi hanno ridato forza”. Racconta che la sua vita “non è stata facile”. “Sono stato abbandonato da piccolo e ho trascorso la mia infanzia in istituto – scrive – ho lavorato e per un periodo ho anche aperto una piccola ditta e vivevo con una ragazza di Bergamo con la quale sognavo un futuro migliore. Purtroppo quando sbagli una volta è difficile ricominciare. Per noi è tutto più complicato e spesso la strada più facile è quella di tornare a rubare”.

(Fonte ANSA)

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26 Novembre 2013, 21:01

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