Cronaca

Mafia e lupara bianca: in appello il processo per il delitto Timonieri

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05 Dicembre 2024, 05:01

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CATANIA – Si aprirà fra due mesi il processo di appello per l’omicidio di Vincenzo Timonieri, il cosiddetto omicidio della duna. Tra gli imputati ci sarà anche Sam Privitera, ex boss del clan dei Nizza a Librino, che nel frattempo ha saltato il fosso e deciso di diventare un collaboratore di giustizia.

Privitera ha cambiato difensore. Le sue rivelazioni rischiano di scuotere dalle fondamenta la nuova mafia organizzata tra Librino e il centro storico. Non è chiaro, tuttavia, come si porrà Privitera rispetto a questa accusa. Sino alla condanna all’ergastolo, si era sempre professato innocente.

L’udienza fissata

Se ne parlerà il 27 febbraio, dinanzi alla prima sezione della Corte d’assise d’appello catanese. Timonieri fu ucciso da due killer di mafia – già rei confessi e pentiti, i fratelli Michael e Ninni Sanfilippo – e il corpo seppellito in una duna di Vaccarizzo.

La Corte d’assise di Catania ha depositato le motivazioni delle condanne all’ergastolo di Privitera e di Natale Nizza, un atto di 54 pagine.

Privitera, che nel frattempo – come detto – ha cambiato “posizione processuale”, è difeso dall’avvocato Massimiliano Amato. Natale Nizza, che è ritenuto uno dei capi dell’omonimo clan a San Cristoforo, è assistito dagli avvocati Salvatore Pace e Luca Cianferoni.

Infine il pentito Michael Agatino Sanfilippo, reo confesso, è assistito dall’avvocato Maria Carmela Barbera.

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Il presunto movente

Secondo l’accusa, e secondo le testimonianze dei fratelli Sanfilippo, Timonieri venne ucciso perché si voleva espandere nel mondo della droga. Voleva creare un giro tutto suo, facendo concorrenza ai Nizza in uno dei settori – il traffico di stupefacenti – maggiormente remunerativi e per questo particolarmente “caldo”. Ma ora bisogna capire cosa dirà Privitera.

I mandanti sarebbero stati proprio loro due: Privitera stesso, assieme a Nizza. La sentenza emessa dalla Corte d’Assise, presieduta da Maria Pia Urso, parla dettagliatamente delle dichiarazioni del pentito Scavone, che ha detto di aver parlato più volte con Nizza del delitto Timonieri, a cui all’inizio Scavone si sarebbe opposto salvo poi adeguarsi alla decisione di ucciderlo.

La ricostruzione

L’omicidio risale al febbraio del 2021. Nizza, figlio di Giovanni detto ‘banana’, era ritenuto potentissimo a San Cristoforo. Privitera – come detto – dal clan dei Nizza sarebbe stato incaricato di gestire gli “affari” a Librino.

Secondo gli inquirenti, Timonieri sarebbe stato ucciso perché si voleva espandere nel campo della droga, lui che sarebbe stato un trafficante.

Secondo i pentiti, Timonieri aveva amici legati alla ‘ndrangheta e sperava di gestire un giro tutto suo. Questo ovviamente i Nizza non lo potevano accettare. La vittima fu portata a Vaccarizzo dai fratelli Sanfilippo e qui venne ucciso, prima che il cadavere fosse seppellito in una duna.

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05 Dicembre 2024, 05:01

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