14 Gennaio 2023, 14:43
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CATANIA – Il Movimento Cinquestelle pone il primo tassello per costruire il mosaico di una coalizione progressista in grado di espugnare Palazzo degli Elefanti. “Vogliamo partire subito”. Questo è il mantra scandito nel corso della conferenza stampa che si è svolta questa mattina a Palazzo degli Elefanti. Lo stato maggiore catanese del Movimento riunito attorno al referente regionale Nuccio Di Paola lancia un appello all’unità delle forze alternative al centrodestra.
Due le note salienti della giornata: la conferma che i pentastellati non concederanno deroghe agli ex portavoce che hanno già fatto i due mandati (saltano così i nomi di Nunzia Catalfo e di Giancarlo Cancelleri per la candidatura a sindaco) e il veto sul tandem Renzi-Calenda. Insomma, lo schema di massima è quello del fronte giallorosso che avrebbe dovuto correre insieme alle regionali se i pentastellati non avessero deciso di staccare la spina al novantesimo minuto. “Oggi lanciamo un appello a tutte le forze che si rivedono nel campo progressista sulla base di un progetto da scrivere insieme, noi mettiamo a disposizione la nostra squadra di attivisti, portavoce e portavoce uscenti: noi non portiamo il programma ma una visione e apriamo a tutte le forze alternative alla destra”, scandisce Di Paola.
L’idea di fondo è quella di “sedersi attorno a un tavolo, definire un programma, fare sintesi e iniziare a girare per la città a fine febbraio”. Di Paola chiede ai potenziali interlocutori (forze civiche, sinistra, ambientalisti e Pd) di non porre veti. Ma poi ne piazza uno: “Mai con Calenda e Renzi con loro non avremo mai nulla a che fare”. Il messaggio è evidentemente da recapitare al Pd che nel resto del Paese vive all’incrocio dei venti e rischia di rimanere schiacciato tra l’incudine pentastellata e il martello liberal-riformista. Due i punti sui quali i pentastellati non faranno sconti: un secco no agli inceneritori e una lotta senza quartiere alle povertà economiche-sociali e alle diseguaglianze. “Chiederò alle forze politiche che si siederanno al tavolo con noi come la pensano su questo”, spiega Di Paola rispondendo ai cronisti.
“Il Pd è un interlocutore privilegiato nonostante la fine dell’alleanza giallorossa che ha determinato la sconfitta delle regionali?”, gli chiedono. “Oggi non vogliamo interlocutori privilegiati, noi stessi portiamo all’interno di questo percorso, che deve essere breve. con una squadra spero che le altre forze politiche si avvicinino a noi non con le persone o con il candidato a sindaco ma sui temi: su questo saremo intransigenti”, risponde Di Paola. E ancora: “Non entro nei travagli interni del Pd che sta vivendo, so che sta avviando una travagliata fase congressuale e deve decidere se stare con il Movimento o con Renzi e Calenda che in questa regione non hanno nessun appeal”, argomenta. Dalla sala, gremita di attivisti e potenziali interlocutori (come il segretario regionale dei Verdi, Mauro Mangano e il dirigente dell’Arci Matteo Iannitti), qualcuno rumoreggia quando si parla del divieto di deroga e chiede se “per i traditori” (da leggere come chi ha lasciato il Movimento cioè Dino Gianrusso) varrà lo stesso principio. Al “sì” di Di Paola qualcuno si lascia scappare un sospiro di sollievo.
Infine, un passaggio, stimolato dai cronisti, sul convitato di pietra: Enzo Bianco. “Al momento abbiamo posto il veto solo su Calenda e Renzi. Dopo di che noi siamo disponibili ad ascoltare tutti quelli che si rivedono veramente nel fronte progressista perché non vogliamo realizzare coalizioni di parvenza. Se i sono attori e contenitori che si rivedono in questo polo, dialoghiamo e vediamo se questa cosa è concreta. Noi l’esperienza ce l’abbiamo, perché alle regionali siciliane ci siamo accorti a un certo punto che il Pd, che spero possa avere una evoluzione, era accanto al Movimento e accettava i nostri temi per parvenza ma poi vediamo che nel Lazio accetta gli inceneritori”, risponde Di Paola.
Infine, lancia più di una stoccata al governo della regione in relazione all’affaire Portoghese, il commissario straordinario senza requisiti (secondo l’ufficio legislativo e legale della presidenza della Regione Siciliana) che rischia di lasciare la guida di una città che potrebbe ritrovarsi di nuovo senza nocchiere. “Ricordo che i commissari vengono nominati dallo stesso governo regionale che è di destra a trazione FdI come quello che ha governato Catania negli ultimi anni, questa è una vicenda che lascia allibiti, il fatto che non siano state fatte delle verifiche sta danneggiando la città, gli uffici comunali e la parte produttiva della città e la dice lunga su quanto la destra tenga questa città”, affonda il referente regionale. Adesso la palla passa nella metà campo degli alleati.
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14 Gennaio 2023, 14:43