“Io non vi ho mai abbandonato”

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28 Giugno 2010, 06:53

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Buongiorno Santuzza.
“E lei chi è?”.

Un suo umilissimo suddito palermitano.
“E basta?”.

E basta, infatti non mi firmo nemmeno.
“E che vuole da me?”.

Vede, sì, insomma…
“Si spieghi. Farfuglia come un catanese. Nel caso c’è Sant’Agata”.

Infatti mezzo catanese sono.
“Ahi..”.

Perché ci ha abbandonato, Santuzza?
“Come?!”.

Palermo è povera, fetente e disperata. L’unica consolazione era il Festino con il carro. Ora nemmeno quello. Cioè, il Festino si farà con un avanzo di carro e con quattro guitti, perché picciuli un cinn’è. E lei dov’è Satuzza nostra?
“Solo questo?”.

E poi che c’entra uno straniero col Festino?
“Davvero?”.

Fuochino. Si chiama Daverio. Lei come si giustifica, Santuzza? La peste è alle porte e non ci manda più segnali benevoli.
“Ma certo che ve li mando. Anzi, il Festino povero, se vuoi saperlo, caro suddito, è un’idea mia”.

Cioè?
“Non avete afferrato il messaggio. La gioia non è quella scorpacciata di babbaluci e fuochi che fate ogni anno”.

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No, è dov’è?
“La dovete cercare qui sul monte. Accanto a me. E’ la gioia dell’umiltà, della bontà e della rinuncia. Non quel carnevale pagano che celebrate  “a panza china” e che mi offende”.

Bè, come rinunce siamo messi discretamente bene…
“Sì, perché vi accontentate della ricerca della luce una volta all’anno e la cercate pure male. Un giorno di sfarzo, 364 di tenebra. Eppure…”.

Eppure?
“Io continuo a proteggervi e vi mando segnali continuamente. Ricordi, suddito, quando il carro si ruppe?”.

Ricordo. Al cardinale pro tempore gli stava venendo una sincope. Vuol dire che?
“Opera mia”.

Allora non abbiamo capito nulla!
“E io che ho detto, scusa?”.

Ora scendo e parlo con tutti. Anzi, scrivo.  Però non mi crederanno mai.
“Ti crederanno”.

Lei pensa?
“Sì, perché i miei cari palermitani sperano, nonostante tutto.  Credono che ci sia ancora una fanciulla dalle carni d’alabastro su questo monte, una bellezza incorrotta dopo tanti anni. E c’è daverio. Ops, davvero”.

E come si fa a trasformare la speranza in benedizione?
“Basta allungare una mano e afferrarla”.

Una volta all’anno?
“Sempre”.

Arrivederci Santuzza.
“Salutami Sant’Agata”.

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28 Giugno 2010, 06:53

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