25 Novembre 2009, 18:38
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Sembrava dovesse essere una seduta interlocutoria, volta a chiedere un ulteriore rinvio per consentire al governo di proseguire la verifica politica, in seguito alla bocciatura del Dpef di due settimane fa. E invece la riunione all’Ars, dove tra l’altro si sarebbe dovuta discutere la mozione di sfiducia nei confronti dell’assessore Armao, è stata piena di colpi di scena. Il più clamoroso, l’attacco del capogruppo dell’Udc, Rudy Maira, che ha accusato Raffaele Lombardo, secondo lui, reo – letteralmente – di aver marinato l’aula. Il presidente della Regione non si è presentato a Sala d’Ercole, dove all’inizio della seduta è stata letta una sua lettera per comunicarne l’assenza a causa di “impegni istituzionali fuori sede. In mattinata – si legge nella missiva del leader autonomista – sono stato a Messina sui luoghi dell’alluvione. Nel pomeriggio a Roma per discutere del patto di stabilità e del contratto di servizio con le ferrovie”. Ebbene, la presunta trasferta a Roma del segretario dell’Mpa, secondo Maira non c’è stata affatto, anzi. “Sappiamo che in questo momento Lombardo si trova a Palermo in via Generale Magliocco in una sede della presidenza della Regione”.
Il rinvio, chiesto dalla giunta attraverso Titti Bufardeci, alla fine è stato approvato con sei voti di scarto (la prossima seduta è stata fissata a mercoledì 2 dicembre), ma la figura non eccelsa per il governo è rimasta, malgrado lo stesso Bufardeci abbia poco dopo cercato di mettere una pezza, difendendo la condotta del governatore: “Lombardo sta partendo adesso per Roma. Non ha mancato di rispetto a questo parlamento”.
Prima ancora dell’affondo da parte dell’esponente dell’Udc, chi si aspettava un’atmosfera distesa – foriera di una possibile riconciliazione – tra i banchi di quella che una volta era la maggioranza è rimasto spiazzato anche dall’intervento del capogruppo del Pdl, Innocenzo Leontini, che ha detto a chiare lettere che “il governo è in crisi, una parola che non si può eliminare dal vocabolario se si vuole avviare una reale verifica politica. E non è vero, come afferma nella sua lettera Lombardo, che questo rinvio è condiviso dalla maggioranza dei parlamentari”. E se è vero che il Popolo delle libertà ha deciso comunque di votare in favore del rinvio, Leontini è stato categorico, ponendo due precise condizioni per una nuova, futura, partecipazione alla maggioranza uscita dalle urne: il coinvolgimento da subito dell’Udc nelle trattative per il ritorno alla coalizione originaria e l’azzeramento della giunta. Un azzeramento che secondo Leontini è essenziale, anche perché “solo così si può eliminare la questione Armao. È evidente infatti che se oggi fossimo stati chiamati a votare gli argomenti all’ordine del giorno, noi ci saremmo espressi a favore della mozione di sfiducia contro Armao”.
Sul punto, il Pdl e l’Udc si trovano perfettamente in sintonia, visto che lo stesso Maira ha spiegato come “l’azzeramento della giunta non è un braccio di ferro per far perdere la faccia a Lombardo, bensì il richiamo a una corretta prassi parlamentare. L’Udc finora non è stata invitata ai confronti con il resto della coalizione, ma l’aspetto più grave è che stiamo assistendo a una crisi che si svolge fuori dal parlamento in alberghi e ristoranti”. Il diktat dell’asse Pdl-Udc, in sostanza, è stato emesso. Spetta ora alla giunta Lombardo decidere se sia meglio accoglierlo in pieno o tentare un’altra strada.
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25 Novembre 2009, 18:38