05 Luglio 2012, 20:08
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La decisione del vescovo di Agrigento Francesco Montenegro di “negare” le esequie al boss di Siculiana Giuseppe Lo Mascolo ha fatto il giro d’Italia ed è stata ed è stata accolta con una certa soddisfazione da numerosi commentatori, laici e cattolici. Non so bene di cosa bisogna essere soddisfatti, ma intanto è necessario fare onore alla verità dicendo che è errato dire che sono state negate le esequie a Lo Mascolo.
Il capo della famiglia mafiosa di Siculiana non è stato sepolto come un maledetto senza l’ultima benedizione e il conforto di un’ultima preghiera che lo affidasse alla misericordia di Dio, ma, con una scelta sapiente dal punto di vista pastorale, gli sono state concesse delle esequie senza la celebrazione dell’Eucaristia. In altre parole la salma di Lo Mascolo è stata comunque accolta in chiesa dove dopo una liturgia della Parola ha ricevuto le ultime orazioni e l’estrema benedizione. Non c’è stata eucaristia, non c’è stata comunione, perché la sua condizione di peccato grave mal si conciliava con la celebrazione del mistero del Corpo e Sangue di Cristo, ma c’è, comunque, la speranza universale e innegabile delle risurrezione nell’ultimo giorno .
L’assenza di Eucaristia, e non di esequie, tuttavia non è una punizione della Chiesa nei confronti di Lo Mascolo, ma un gesto pedagogico perché coloro che restano su questa terra intendano. Teologicamente il principio è lo stesso, con le dovute e doverose distinzioni, che anima la Chiesa quando nega l’eucaristia in situazioni di peccato grave. Tuttavia non mi pare di aver sentito applausi o approvazioni di sorta per altre situazioni. Anzi.
Gli applausi, al netto della chiara condanna per un affiliato ad un clan mafioso, sono un tentativo piuttosto maldestro di far diventare la Chiesa un po’ forcaiola, come si addice in tempi di contestazione anti politica. La Chiesa, e bisogna dirlo con chiarezza, non è chiamata a gestire la forca, ma ad essere maestra giusta e rigorosa per i vivi e non per i morti. Il giudizio sui defunti non è compito della Chiesa, ma del Creatore che nell’ultimo giorno giudicherà con il solo parametro dell’amore. Alla Chiesa spetta invece il compito di indicare la via ai vivi, di insegnare, e in quest’ottica deve essere vista la scelta pastorale di evitare la messa per le esequie del boss di Siculiana.
Suonano così stridenti e fuori luogo certi applausi e certe approvazioni al presule agrigentino per questa scelta pastorale. Sarebbe stato preferibile un composto silenzio per meditare e assimilare il gesto forte della Chiesa agrigentina. Condannare o sommergere di retorica i morti è sempre troppo facile, quasi pavido. Dalla Chiesa, dalla società civile tutta ci si aspetterebbero condanne nette per i vivi, per coloro che quotidianamente, spesso alla luce del giorno, compiono il male. La punizione per il male spetta ai vivi ed è determinata su questa terra dalle leggi degli uomini e dalla loro coscienza civile; ai morti, gli uomini, e per certi versi anche la Chiesa, devono comunque riservare un giudizio sulle azioni ma mai sul loro cuore che è competenza esclusiva del buon Dio.
La scelta di monsignor Montenegro interpella i vivi ed è una giusta presa di posizione nei confronti del peccato e non del peccatore. E’ auspicabile allora che la Chiesa e anche la società riescano a prendere posizioni nette e rigorose ogni giorno, con coraggio, senza attendere che sorella Morte tolga dagli impicci.
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05 Luglio 2012, 20:08