09 Novembre 2017, 20:23
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PALERMO – Sono tornati. Saltato il giro della legislatura di Rosario Crocetta, rientrano sulla scena del governo i protagonisti delle stagioni precedenti. Quelle dei governi di Totò Cuffaro e Raffaele Lombardo. Qualcuno, per la verità, si era ritagliato il suo spazio anche col centrosinistra al potere, grazie a uno spregiudicato trasformismo. Altri erano rimasti in panchina per un giro. E adesso, al seguito di Nello Musumeci, sono pronti a tornare in prima fila.
L’ultima novità è quella di Massimo Russo. Il magistrato che Raffaele Lombardo volle fare politico, assessore alla Sanità negli anni del governatore di Grammichele, poi tornato a fare il giudice (dopo una breve parentesi da quasi leader autonomista), sarebbe il nome scelto, secondo un’indiscrezione riportata dal Giornale di Sicilia, per sostituire Patrizia Monterosso a capo della burocrazia regionale. Dopo i cinque anni e mezzo della superburocrate scelta da Lombardo e confermatissima da Crocetta, la Regione sembra destinata ancora a ricorrere a un esterno per il ruolo più alto della sua macchina burocratica, malgrado l’esercito di dirigenti a disposizione.
Per un pezzo da novanta dell’era lombardiana che potrebbe tornare (condizionale d’obbligo perché ancora non c’è l’ufficialità e Russo deve comunque essere autorizzato dal Csm) nei panni del burocrate, altri si apprestano a rientrare con cariche politiche.
Roberto Lagalla, ad esempio, dovrebbe essere uno dei dodici assessori di Musumeci, tornando a ricoprire una carica che fu sua negli anni di Totò Cuffaro. Lagalla però non sarà assessore alla Salute, come ai tempi del governatore di Raffadali, perché per quella casella Musumeci ha già detto di volere qualcuno che non ha mai fatto quel mestiere prima. Probabile che l’ex rettore finisca alla Formazione. In quota Popolari e Autonomisti? Questo non è pacifico, visto che Toto Cordaro è già assessore in pectore (annunciato in campagna elettorale da Musumeci) e i lombardiani scalpitano per avere anche loro un assessore.
Potrebbe rientrare al governo un altro ex assessore di Raffaele Lombardo, cioè Alessandro Aricò. L’ex finiano fu assessore al Territorio nell’ultima parte della stagione lombardiana, in quota Fli. Oggi, dopo la sua buona affermazione elettorale con #DiventeràBellissima, potrebbe essere lui uno degli esponenti musumeciani nel governo.
Altro assessore dell’era Cuffaro di cui si torna a parlare nel totogoverno è Santi Formica, che fu in giunta con delega al Lavoro con il politico di Raffadali. Il messinese di Forza Italia è rimasto fuori dall’Ars, superato da Genovese jr e dalla new entry Calderone, ma potrebbe rientrare nella squadra di governo.
E poi c’è com’è noto Gaetano Armao. Che fu un pilastro dei governi di Raffaele Lombardo, prima da assessore ai Beni culturali e poi da titolare dell’Economia. L’avvocato palermitano, che per qualche settimana quest’estate ha conteso a Nello Musumeci il ruolo di frontrunner del centrodestra, sarà il vicepresidente e tornerà a occuparsi del Bilancio della Regione.
E a proposito di macchina del tempo, qualcun altro punta deciso a una poltrona già occupata un decennio addietro, e questo non è certo un mistero. Gianfranco Miccichè resta in pole position per la poltrona di presidente dell’Assemblea regionale siciliana, che fu sua nella XIV legislatura, quella chiusa anzi tempo per la condanna di Cuffaro. La spunterà? Si lavora in questa direzione. Una delle due vicepresidenze sarà come da tradizione appannaggio dell’opposizione, e si parla di un esponente del Pd. L’altra dovrebbe essere data ai centristi della coalizione vincente, o Cantiere Popolare-Mpa o Udc.
Tra il dire e il fare c’è di mezzo Nello Musumeci. Che ribadisce che sarà lui ad assumere le decisioni che riterrà più giuste e parla di discontinuità: “Leggo, con qualche stupore, i resoconti di stampa sul toto-nomine per la giunta di governo e i ruoli della burocrazia regionale. È uno sport che non mi appassiona perché alimenta la convinzione che nulla sia cambiato. Poiché non è così, desidero informare i colleghi della stampa che il nostro metodo di lavoro sarà improntato ad una effettiva discontinuità, nei comportamenti e nei toni, con il recente passato”. In attesa del presidente, però, la macchina del tempo, se non per il metodo almeno per le facce, sembra già azionata.
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09 Novembre 2017, 20:23