27 Aprile 2023, 16:40
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Aumenta la presenza dei prodotti del made in Italy agroalimentare sui mercati esteri, con una quota di mercato del 3,25% delle esportazioni globali del settore, dopo il livello minimo di 2,8% nel 2012. Un aumento rilevante, trattandosi del peso di un singolo Paese sugli scambi alimentari di tutto il mondo e che, dietro pochi punti decimali di crescita, cela un progresso economico di diversi miliardi, frutto di aumenti consisteti dei flussi delle vendite in valore assoluto. È quanto emerge dall’analisi di Ismea presentata nel webinar con la Rete rurale nazionale ‘Le sfide globali del Made in Italy agroalimentare’.
Un successo, spiega il rapporto dell’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare “dovuto alla capacità del sistema alimentare italiano di sfruttare meglio i propri vantaggi competitivi, in termini di prezzi e attrattività dei prodotti”.
Negli ultimi 5 anni, il grado di penetrazione è aumentata nei primi 20 mercati di riferimento, ad eccezione di quello cinese principale importatore mondiale. Si registra oltre l’8% nel 2021 nei tradizionali partner europei, e a seguire nel Regno Unito, in Polonia e in Spagna. Uno share superiore alla media (3,25%) anche in Giappone, Belgio, Russia e Stati Uniti; resta ancora molto basso sfiorando lo 0,5% soprattutto Cina, Indonesia, Vietnam, India e Messico.
I 20 prodotti più rappresentativi del paniere made in Italy, sono pelati e polpe di pomodoro e pasta, per i quali l’Italia è leader mondiale assoluto, soddisfacendo rispettivamente l’85% e il 46% della domanda; quote tra il 20% e il 40% per paste alimentari farcite, tabacco lavorato, passate e concentrati di pomodoro, vini spumanti, acque minerali, olio d’oliva extravergine e vini in bottiglia; quote medio alte tra l’11 e il 16% per formaggi freschi e latticini, caffè torrefatto, preparazioni e conserve suine, cialde e cialdine, mele e cioccolata.
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27 Aprile 2023, 16:40