15 Gennaio 2017, 06:26
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PALERMO – Insieme alla porta della sua casa si è spalancato un mondo tutto nuovo per il bambino che teneva per mano. Nell’abitazione del poliziotto c’erano le luci dell’albero di Natale accese e il calore della sua famiglia, pronta ad accogliere il piccolo che sarebbe stato ospitato per alcuni giorni. Dieci per la precisione, in cui ha preso vita quella che ha tutti i requisiti di una favola, con tanto di regali, sorrisi ed anche qualche lacrima. E’ scesa sul viso, inevitabilmente, quando il bambino è stato assegnato ad una casa famiglia: l’affidamento al poliziotto era soltanto temporaneo, ma quel periodo trascorso insieme sarà indimenticabile per entrambi.
E’ una storia di grande solidarietà quella che ha visto protagonisti un agente della polizia di frontiera di Palermo, Enzo Ciulla, e una bambino dello Sri Lanka. La madre del piccolo è stata arrestata la sera del 31 dicembre all’aeroporto Falcone-Borsellino insieme ad un’altra donna, perché in possesso di documenti falsi. La prima stava per partire con suo figlio, la seconda coi suoi due bimbi, anche loro ospitati da una poliziotta, Angela Ogliastro. “Era la notte di Capodanno – racconta Ciulla – e dopo i vani tentativi di trovare una struttura che potesse accogliere i minori, io e la mia collega abbiamo proposto di portarli con noi. Ci siamo guardati negli occhi, sapevamo che non avremmo potuto lasciarli lì, quindi dopo il via libera dell’autorità giudiziaria due sono stati ospitati da lei, il dodicenne da me”.
Il nuovo anno si è aperto in questo modo per il poliziotto e la sua famiglia. “Senza mia moglie e le mie figlie non avrei potuto farlo – dice – perché mi hanno aiutato tantissimo durante questi giorni che si sono trasformati una bellissima esperienza. Questo periodo insieme al bambino ci ha riempito il cuore e ci ha insegnato molto”. Un Capodanno speciale cominciato alle 6 del mattino:
“Sono tornato a casa col piccolo all’alba, dopo aver completato l’iter burocratico e firmato il verbale di affidamento temporaneo. Eravamo stanchissimi, siamo crollati. L’indomani al suo risveglio mi ha chiesto della sua mamma, ha pianto. Ma io e la mia famiglia lo abbiamo rassicurato e poi portato in giro per la città. Abbiamo quindi fatto una passeggiata per comprargli degli abiti perché nel suo bagaglio c’era ben poco. Di sera, poi, il fidanzato di mia figlia gli ha regalato un videogiochi. ha sorriso, gli brillavano gli occhi. Era felice”.
Una felicità proseguita nei giorni successivi, durante i quali il bambino e la famiglia dell’agente hanno imparato molto l’uno dall’altro. “Conosce soltanto qualche parola in italiano – aggiunge Ciulla – ma grazie a mia figlia siamo riusciti a comunicare con lui in inglese. Abbiamo seguito i suoi ritmi, assecondato le sue tradizioni, i suoi gusti nel cibo. E con curiosità lui si è adeguato al nostro modo di vivere, si è sentito al sicuro. Ci importava solo che stesse bene, che nonostante la lontananza dalla madre fosse sereno. Ma sapevamo che da un momento all’altro saremmo stati separati”.
L’alloggio per il bimbo è stato infatti individuato martedì scorso, dopo dieci giorni dall’arresto della madre. E’ stato trasferito in una casa famiglia. “Ci siamo abbracciati forte – racconta il poliziotto – entrambi siamo scoppiati in lacrime. Io, mia moglie e le mie figlie ci siamo affezionati al piccolo, lui a noi, ma eravamo consapevoli che si trattava soltanto di una parentesi. Una esperienza che ripeterei e che comunque non si è conclusa qui. Fino a quando si troverà al centro di accoglienza, infatti, potremo andarlo a trovare ogni volta che lo desideriamo”.
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15 Gennaio 2017, 06:26