19 Maggio 2010, 19:02
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Con un’interpellanza urgente, indirizzata al ministro della Giustizia Angelino Alfano, 54 deputati chiedono di sapere se Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco di Palermo Vito, “sia stato o meno iscritto nel registro degli indagati per associazione mafiosa”. Il documento è firmato da 48 parlamentari della maggioranza, uno del Pd e 5 dell’Udc. “A giudizio degli interpellanti – si legge – dalle rivelazioni del signor Massimo Ciancimino emerge un suo diretto coinvolgimento nell’associazione mafiosa Cosa Nostra, all’interno della quale avrebbe svolto il ruolo di tramite tra suo padre Vito e i vertici della consorteria criminosa e che tale sua condotta integra un’ipotesi di responsabilità in ordine al delitto di cui all’articolo 416 bis del codice penale o quanto meno di concorso esterno nel medesimo reato”. Il dubbio che il figlio dell’ex sindaco non sia indagato, nonostante, a dire dei deputati, ce ne siano gli estremi, nasce – spiegano – dal fatto che “nel corso del dibattimento davanti al tribunale di Palermo che giudica il generale dei carabinieri Mario Mori, Ciancimino è sentito come testimone assistito e non come imputato di reato collegato o connesso”, qualifica che avrebbe dovuto assumere qualora fosse stato iscritto per associazione mafiosa o concorso in associazione mafiosa. Primo firmatario dell’interpellanza è il deputato del Pdl Amedeo Laboccetta. Il testimone assistito, a differenza dell’imputato di reato connesso, tra l’altro ha l’obbligo di rispondere alle domande dei magistrati. Ciancimino, condannato per riciclaggio del denaro del padre, sta rendendo dichiarazioni sui rapporti tra pezzi dello Stato e Cosa nostra e sulla trattativa che, attraverso esponenti dei servizi segreti e dell’Arma dei carabinieri, parti delle istituzioni avrebbero stretto con la mafia dopo le stragi del 1992.
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19 Maggio 2010, 19:02