Cronaca

Mafia, adesso trema la politica| Il boss intercettato: “Io so tutto”

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02 Luglio 2020, 14:53

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Da sinistra il Pm Pasquale Pacifico, il generale del Ros Pasquale Angelosanto e il procuratore capo di Caltanissetta Amedeo Bertone

BARRAFRANCA (EN) – Sangue, potere e, soprattutto, voti. Un fiume di voti, rapporti con livelli altissimi delle istituzioni coperti dal silenzio. Ci sono intercettazioni che fanno tremare il mondo politico non solo siciliano, nella maxi operazione eseguita dal Ros a Caltanissetta (TUTTI I NOMI). Le cimici sono state piazzate nella casa del super boss Raffaele Bevilacqua, uno dei più potenti esponenti della Dc degli anni ’90, in rapporti con politici di primo piano di destra, sinistra e del mondo autonomistico (LEGGI). Il boss “sa tutto”. “Io so”, rivendica mentre gli inquirenti coordinati dai Pm Amedeo Bertone e Pasquale Pacifico annotano accuratamente.

La scarcerazione

È il 29 giugno del 2018. Il boss Raffaele Bevilacqua è stato scarcerato da poche settimane e convoca tutta la famiglia. Chi è presente, ascolta col silenzio dovuto a quello che è qualcosa in più di un padre: la Procura ritiene che anche alcuni congiunti fossero “affiliati”.

Il discorso

“Vi auguro, vi giuro che dovrò recuperare il tempo perduto – dice Bevilacqua – onde ridare a voi tutti quello a cui aspirate”.

La politica trema: “Sappiate che dal pozzo della mia memoria trarrò ciò che mi abbisogna per realizzare i vostri desideri lavorativi e di sana crescita affettiva”.

I “crediti” con la politica

“Sappiate – rivendica il boss – che io sono creditore morale e reale di quei tanti potenti che reggono la Provincia, io so, loro sanno e io e loro sappiamo. Il mio silenzio è stato benefico per costoro, la mia inaspettata caduta vertiginosa, nel fiore dei miei anni, contavo 42 anni, nel fiore dei miei anni”.

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L’analisi

Il Ros, per ricostruire il passato di Bevilacqua, si è basato “sugli atti del processo Andreotti”, sui verbali dei pentiti e su vecchie indagini, che sono state rispolverate. Dagli incartamenti emerge il doppio ruolo di Bevilacqua di “politico inserito nella corrente andreottiana della DC nell’epoca di sua massima espressione – si legge – e capo famiglia di Cosa nostra”.

Il feudo politico

Chiunque volesse fare politica, nel cuore della Sicilia andava a bussare a Raffaele Bevilacqua. “La Dc – annotano i magistrati – è stato il partito che di fatto ha gestito le sorti politiche dell’isola”. Il boss intercettato rivendica che “quando c’era la Democrazia Cristiana ai tempi ero io che governavo questa Democrazia Cristiana”.

Un rapporto pericoloso quello tra mafia e politica e cavallo degli anni ’90, fatto di voti e sangue, come quello versato con l’omicidio, da parte dei corleonesi, di Salvo Lima e di Ignazio Salvo nel 1992, Salvatore Riina voleva far pagare ai politici la mancata “sistemazione” del maxi processo in Cassazione. E poi ci sono i segreti e le storie che si incrociano. Per questo qualcuno potrebbe tremare dopo le intercettazioni di Bevilacqua.

(1/Continua)

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02 Luglio 2020, 14:53

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