13 Ottobre 2024, 04:57
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CATANIA – La mafia ennese dipende dai Santapaola. È un dato di fatto e lo è ancor di più alla luce della sentenza uscita ieri dalla Cassazione. I giudici hanno annullato con rinvio a Catania 4 ergastoli e una condanna a 30 anni per l’omicidio del commerciante d’auto di Barrafranca Filippo Marchì.
Tuttavia la parte “storica”, due condanne per associazione mafiosa aggravata, sono passate in giudicato. È irrevocabile, insomma, la sentenza secondo cui i fratelli di Pietraperzia Vincenzo e Giovanni Monachino sarebbero gli ultimi capi conosciuti della mafia in provincia di Enna.
A designarli come loro referenti, in pratica, sono stati i Santapaola, che ormai reputano i mafiosi dell’Ennese come una loro emanazione. Cosa Nostra ennese, un tempo capeggiata da figure di un certo peso specifico – come l’avvocato Raffaele Bevilacqua o l’allevatore e proprietario terriero Salvatore Seminara – oggi ha capi due vecchi “picciotti” di Pietraperzia, per successione dei boss in carcere.
La sentenza, ad ogni modo, dice che è tutto da rifare in appello al processo per l’omicidio Marchì. Il delitto risale al 16 luglio 2017. La vittima cadde in un agguato di stampo mafioso. La Cassazione ha annullato con rinvio ad altra sezione della stessa Corte (ma visto che a Caltanissetta c’è una sola sezione si passa a Catania).
Annullati gli ergastoli inflitti ai fratelli Monachino, a Vincenzo Di Calogero e Gaetano Curatolo, e i 30 anni inflitti ad Angelo Di Dio. I fratelli Monachino erano ritenuti i mandanti dell’agguato, avvenuto a colpi di lupara nelle campagne ennesi. Il processo passerà dunque da un appello bis.
Annullata senza rinvio invece, la condanna a 3 anni e mezzo per Giuseppe Di Marca e Vincenzo Monachino, in relazione a una “spaccata” ai danni di un supermercato dal quale era stata asportata la cassaforte, contenente circa 15 mila euro, dopo che con un mezzo pesante era stato sfondato l’ingresso.
La Cassazione ha disposto l’immediata scarcerazione per Di Marca. Il processo è scaturito dall’operazione Kaulonia, che ha fatto luce sugli affari dei fratelli Monachino, considerati i capi del clan di Pietraperzia e i referenti provinciali di Cosa Nostra.
Gli imputati sono difesi dagli avvocati Giuseppe D’Aqui Giovanni Palermo, Alfredo Gaito, Antonio Impellizzeri, Carmelo Lombardo, Domenico La Blasca e Valerio Vianello.
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13 Ottobre 2024, 04:57