“D’Alì indagato per mafia” |Lui replica: falso, io querelo

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11 Marzo 2010, 19:43

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Gli affari illeciti che ruotarono attorno alla Louis Vuitton Acts, la fase preparatoria della Coppa America, che si svolse a Trapani nel 2005, e le “relazioni pericolose” dell’allora sottosegretario all’Interno Antonio D’Alì (Pdl), ex presidente della Provincia e capo della commissione Territorio Ambiente del Senato, sono al centro di un reportage su luci e ombre delle grandi opere che sarà pubblicato, domani, dal settimanale L’Espresso. L’esponente politico, rivela il settimanale, da due anni è indagato per concorso in associazione mafiosa dai pm di Palermo. Nel servizio si ricostruisce quello che il settimanale definisce il cosiddetto “metodo Bertolaso”, “inventato proprio da D’Alì che propose al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi di decretare la manifestazione come ‘grande evento’, nominando il capo della Protezione civile commissario delegato”. Un sistema che permetteva di affidare i contratti senza gara. Un’operazione poi replicata per i lavori del G8 de La Maddalena e per la ricostruzione post terremoto a l’Aquila. Un affare da 100 milioni di euro, quello della Coppa America, che non sarebbe sfuggito ai boss. Un imprenditore, Antonino Birrittella, arrestato per mafia e adesso collaboratore di giustizia, secondo il settimanale, ha raccontato ai magistrati che le imprese vicine ai clan avevano saputo già in anticipo chi si sarebbe aggiudicato i cantieri dell’America’s Cup. Per questo motivo Birrittella sostiene che per prepararsi all’evento aveva iniziato ad acquistare i mezzi meccanici necessari per essere pronto a cominciare, già alcuni mesi prima dell’aggiudicazione dei lavori. La previsione, sostiene il pentito, fu rispettata. Nel reportage si parla anche dei legami tra il senatore, impegnato nel controllo dell’operazione pulizia condotta in Campania da Bertolaso come commissario dei rifiuti, e Bertolaso. E il filo che lega i due si allunga anche sulla tragedia dell’Abruzzo. Il parlamentare indagato per mafia è anche il relatore del disegno di legge per gli interventi urgenti in favore della popolazione colpita dal terremoto nell’aprile 2009.

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In serata è arrivata la replica di D’Alì: “Non sono indagato per concorso esterno in associazione mafiosa – spiega D’Alì, dicendo di aver letto sul sito dell’Espresso – un articolo del giornalista Lirio Abbate che mi indicherebbe in tal senso da due anni e comunque in fase di archiviazione. Vengono riportati fatti per i quali l’Unità e la giornalista Sandra Amurri – ricorda – sono stati già condannati per diffamazione nei miei confronti con sentenza passata in giudicato e legati ad episodi su cui stata fatta già abbondante chiarezza”. “Sono fiero e orgoglioso – prosegue D’Alì – di far parte della maggioranza del Governo Berlusconi, di averne sostenuto come relatore la proposta normativa sulla legge della Protezione Civile della quale nessuno ha voluto capire il vero significato, che non era quello di privatizzazione della stessa, e per questo evidentemente oggi si cerca di attaccare la mia integrità. Ho dato mandato ai miei legali – annuncia quindi il senatore – di procedere contro l’Espresso e contro il giornalista Lirio Abbate che sembrerebbe divenuto depositario e suggeritore dei provvedimenti della magistratura palermitana”.

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11 Marzo 2010, 19:43

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