Mafia, arrestati i fratelli Marino| Dalla latitanza agli spaccaossa

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19 Novembre 2019, 10:01

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PALERMO – Sono i fratelli Stefano e Michele Marino i nomi che contano nel blitz della squadra mobile di Palermo che colpisce la mafia di Brancaccio. Sono entrambi volti noti agli investigatori. Il primo fu arrestato nel 2008, il secondo un anno dopo. Erano gli anni in cui la droga che si smerciava nel feudo dei fratelli Graviano veniva importata dalla Spagna .

Stefano Marino, 48 anni, prima che lo arrestassero, era stato latitante per alcuni mesi. Non si era fatto trovare a casa la notte del 7 febbraio 2008 quando agenti della Squadra mobile, del Servizio centrale operativo e del Fbi arrestarono più di sessanta persone. Erano i giorni dell’operazione ‘Old Bridge’. La nuova mafia aveva riattivato il “vecchio ponte” con i boss emigrati negli States. Marino era accusato di aveva gestito numerose estorsioni e mantenuto i contatti con esponenti di rilievo di famiglie mafiose di diversi mandamenti. Lo arrestarono nell’estate successiva. Era latitante, m a al mare con moglie e figli. Gli agenti sezione Criminalità organizzata lo scovarono in una villetta di Altavilla Milicia. Una volta finita di scontare la pena, Stefano Marino si era messo in affari nel settore dei servizi funebri

Nel 2017 si è scoperto che era lui il gestore di un’impresa totalmente in nero in corso dei Mille. ‘Onoranze funebri l’Orchidea’. Aveva allestito un presidio davanti all ‘ ospedale Buccheri La Ferla. Pretendeva una presenza h24 per evitare di perdere “clienti”: “Siccome sono passato da lì e non ho visto nessuno, ma com’è finita ?”, diceva ad uno dei suoi scagnozzi.

Nel maggio del 2009 in carcere finì il fratello Michele, che oggi ha 51 anni. Il blitz era lo stesso in cui venne coinvolto, Nino Sacco, considerato il capomafia di Brancaccio. A Marino, invece, che non aveva lo spessore di Stefano, toccava il lavoro sporco. Sporco come la truffa dei finti incidenti. Un’attività parecchio lucrosa che passa dal dolore fisico di chi è disposto a farsi spaccare braccia e gambe per ottenere i risarcimenti dalle compagnie di assicurazione.

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Gli altri arrestati sono: Nicolò Giustiniani, 38 anni, Antonino Chiappara, 53 anni, Raffaele Costa, di 54, Pietro Di Paola, 29 anni, Ignazio Ficarotta, di 33, Sebastiano Giordano, 58 annui, e Angelo Mangano, 40 anni. Rispondono, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, auto riciclaggio, danneggiamento fraudolento di beni assicurati ed altro. 

Michele e Stefano Marino sono considerati organici alle famiglie di Corso dei Mille e Roccella. Avevano il controllo di una vasta porzione di territorio nella zona dello Sperone, area periferica del quartiere di Brancaccio, tanto che da loro dovette arrivare il via libera ad una raoina a mano armata in danno di un corriere. I fratelli avevano poi la gestione del denaro che serviva per il mantenimento dei familiari dei detenuti. Denaro che perlopiù arrivava dallo spaccio. Tra i loro più fidati collaboratori figurano Giustiniani, Chiappara, Ficarrotta, Di Paola, Giordano, Costa e Mangano che vigilavano sul lavoro dei pusher. Gli affari andavano a gonfie vele: centinaia di migliaia di euro. Si occupavano delle truffe alle assicurazioni. Godevano della copertura dei fratelli Marino a cui andava la fetta più grossa dei risarcimenti. Alle vittime, scelte e “reclutate” in contesti di degrado e povertà, venivano pagate poche centinaia di euro.

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