Il summit, la tomba profanata, l'omicidio: confessioni in diretta

Il summit, la tomba profanata, l’omicidio: confessioni in diretta

L'anziano Carmelo Fricano parlava di vecchie e nuove vicende di Cosa Nostra

PALERMO – Il suo nome è saltato fuori in tante indagini del passato, ma era sempre uscito indenne dalle inchieste. Carmelo Fricano è stato arrestato dai carabinieri nell’ultimo blitz che ha colpito la famiglia mafiosa di Bagheria. Viene fuori un inquietante retroscena. Dietro un omicidio del 2009 ci sarebbe uno sgarbo ricevuto da Fricano.

L’anziano imprenditore edile ha dato una “mano” ai pubblici ministeri della Direzione distrettuale antimafia di Palermo visto che amava parlare di se e delle sue amicizie mafiose. I carabinieri lo hanno intercettato mentre diceva “di me tutti si spaventavano perché sapevano che ero tutta una cosa con Nardo…”. E cioè Leonardo Greco, storico capomafia di Bagheria.

Il summit al panficio

Fricano si vantava di avere partecipato ad una riunione con i vertici dei mandamenti mafiosi di Bagheria e Belmonte Mezzagno: “Ora ti racconto una cosa, vado qua… che sono invitato all’inaugurazione del forno di cosa… e trovo tutti quelli di Villabate, quelli che hanno l’ergastolo” e quelli del mandamento mafioso di Belmonte Mezzagno.

Fricano faceva riferimento anche a “quello che gli hanno rotto la tomba…”, identificato in Ciccio Pastoia, la cui sepoltura fu profanata. Pochi giorni dopo il suicidio in carcere di Pastoia, fedelissimo di Bernardo Provenzano, qualcuno bruciò la salma del boss di Belmonte Mezzagno. Al summit al panificio c’erano anche Onofrio Morreale e Pietro Lo Iacono. Fricano, per sua stessa ammissione, era “… a disposizione… di tutti… io gli ho detto sempre se io posso fare sono a disposizione… ma non con voialtri, con tutti”.

Il cognato di Matteo Messina Denaro

L’anziano imprenditore raccontava pure di avere autorizzato Filippo Guttadauro, cognato di Matteo Messina Denaro, ad aprire una concessionaria di auto a Bagheria, su indicazione di Leonardo Greco: “… a rapporto pure da lui veniva Messina Denaro… suo cognato, il fratello di Carlo mi venne a casa, dice… io voglio aprire la concessionaria… dice diglielo… io gli dissi… io non gli devo dire niente a nessuno… me la prendo io la responsabilità, la puoi aprire”.

Lo sgarbo e l’omicidio

Infine sono arrivare le dichiarazioni di Andrea Lombardo. Il collaboratore di giustizia ha detto di avere saputo dal padre Francesco, pure lui pentito, e dal boss Antonino Zarcone che una delle cause che avevano portato all’omicidio di Vincenzo Urso fosse stata una lite tra il defunto e l’imprenditore edile.

Urso aveva schiaffeggiato Fricano davanti a Zarcone Antonino e quest’ultimo considerò il gesto un affronto nei suoi riguardi: “Stava offendendo Zarcone perché Zarcone si era messo proprio in mezzo per chiarire queste dinamiche, queste diatribe che avevano avuto il Carmelo ‘mezzo chilo’ con Urso Vincenzo, per cui li ha fatti incontrare lui e in sua presenza lo schiaffo non lo doveva dare”.

La notte del 25 ottobre 2009 Urso, imprenditore edile, aveva parcheggiato la sua Volkswagen Tuareg in via Ragusa, ad Altavilla Milicia. Capì di essere braccato e tentò la fuga. Fu crivellato da una pioggia di proiettili calibro 7.65.


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