16 Giugno 2022, 08:21
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CATANIA – Decapitata la cupola di Cosa nostra catanese. I carabinieri del Ros e del Comando Provinciale di Siracusa hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Catania, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia etnea, a carico di 56 indagati, ritenuti affiliati o contigui alla famiglia mafiosa Santapaola-Ercolano di Catania, della famiglia di Caltagirone, Ramacca e del clan Nardo di Lentini.
In campo ci sono 400 militari nei territori delle provincie di Catania (Catania, Ramacca, Vizzini, Caltagirone e San Michele di Ganzaria) e di Siracusa (Lentini, Carlentini e Francofonte). Dall’indagine, chiamata Agorà, non ci sarebbe stato un ‘vertice’ unico come la reggenza di Antonio Tomaselli, ma diverse figure di riferimento in varie zone della città di Catania e poi delle altre zone operative della Sicilia orientale.
Agli indagati – sono 26 diversi i capi d’imputazione contestati – sono accusati di associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico e allo smercio di stupefacenti, nonché di numerose estorsioni pluriaggravate, di illecita concorrenza, di turbata libertà degli incanti e di trasferimento fraudolento di ben. I militari hanno anche notificato un decreto di sequestro preventivo di beni (9 società attive nei settori dell’edilizia, della logistica e dei servizi cimiteriali) per un valore di oltre 10 milioni di euro.
Le indagini, avviate nel 2016 dopo il blitz Chaos, hanno documentato la riorganizzazione interprovinciale di Cosa nostra catanese dopo le ferite inferte dal blitz. Nonostante gli arresti la famiglia Santapaola-Ercolano (forte delle alleanze tra Lentini, Caltagirone e Ramacca con Catania) è riuscita a mantenere forte operatività nelle estorsioni, nel recupero crediti e nella cessione di stupefacenti.
Ma è stato colpito anche il piano alto della mafia: quella degli appalti e dell’imprenditoria. E così i clan avrebbero avuto il controllo nel settore dei trasporti e dell’edilizia. E avrebbero avuto anche la capacità di infiltrarsi tra le mura delle istituzioni: A Vizzini sarebbero state alterate le procedure per l’affidamento dei servizi cimiteriali nel comune e a Caltagirone ci sarebbe l’ombra mafiosa sugli affidamenti per la manutenzione stradale curati dall’amministrazione comunale.
I pezzi del mosaico costruito attraverso le indagini del Ros si sono incastrati anche grazie a 16 collaboratori di giustizia. La base operativa e strategica dei boss sarebbe stata l’officina di Salvatore Rinaldi. Le microspie hanno immortalato i momenti di tensione dovuti al fatto che mancherebbe una figura di ‘riferimento’, ovvero mancava ‘l’investitura’ del reggente. Non ci sarebbe stato infatti un colonnello che avesse in mano “la carta delle estorsioni”. Il pizzo sarebbe stato gestito da Salvatore Rinaldi, Michele Lorenzo Squillaci (referente del gruppo Nizza), Luigi Ferrini (referente per i paesi) e Carmelo Renna (referente del Villaggio Sant’Agata). Diverse sono le intercettazioni che vedevano questi ‘quattro’ protagonisti che intenti a discutere di come “gestire” il libro mastro e dividere gli utili. Nell’officina si incontravano anche gregari del calatino e del clan Nardo. E questo ha permesso di ricostruire l’intero organigramma.
A Caltagirone il vertice sarebbe Gioacchino Francesco La Rocca inteso “Gianfranco”, figlio di Francesco “Ciccio” La Rocca (deceduto nel dicembre 2020), che avrebbero avuto uno “stretto rapporto” con gli imprenditori Giuseppe Ciriacono, suo figlio Gianfilippo Ciriacono, Giuseppe Spitale e Salvatore Orefice. Cosa nostra calatina, grazie “alle entrature – scrivono gli investigatori – di cui gode nel Comune di Caltagirone” sarebbe il “monopolista degli appalti”.
Alcuni dipendenti comunali, che non sono stati arrestati ma saranno notificati avvisi di garanzia, sarebbero stati consapevoli di chi fosse Ciriacono e avrebbero modellato i bandi così da favorire le aziende dell’imprenditore, tutte sequestrate, e quindi di Gianfranco La Rocca. Al figlio del patriarca mafioso scomparso sarebbero riconducibili anche l’impresa edile Eredi di Spitale Gaetano e snc e la ditta individuale Salvatore Orefice, operanti nel settore movimento terra.
A Vizzini, Gesualdo Briganti, esponente di spicco del clan Nardo, si sarebbe inserito nella gestione dell’appalto attraverso una società a lui riconducibile, ma violando accordi con un’altra ditta La Cutrera Onoranze Funebri riferibile a La Rocca. I due clan poi avrebbero avuto un incontro e la gestione dei servizi sarebbe stata affidata all’aziende riferibile alla famiglia di Caltagirone, ma una parte dei proventi sarebbero andati ai Nardo.
All’officina si è discusso anche degli affari della famiglia di Ramacca. Pasquale Oliva, boss di riferimento, si sarebbe lamentato dei mancati versamenti delle estorsioni. Rinaldi, Renna, Squillaci e Ferrini hanno ‘organizzato’ diversi incontri con Franco Compagnino e Alessandro Fatuzzo di Ramacca per ristabilire le “antiche regole”.
Il clan Nardo di Lentini vedrebbe come vertice operativo Antonino Guercio (erede di Pippo Floridia, arrestato in Kronos) e il suo delfino Giuseppe Furnò. Le indagini avrebbe fatto emergere gli affari di droga che vedono Tiziana Bellistri come la ‘regina’ dello smercio.
Guercio e Rinaldi avrebbero pianificato – come emerge sempre dalle intercettazioni – un’azione criminale ai danni della Società Consortile Bicocca-Augusta Scarl che si è aggiudicata l’appalto bandito da Italferr spa che stava svolgendo i lavori nel cantiere della stazione ferroviaria di Lentini. I due avrebbero imposto alla società di cedere materiale ferroso di risulta ai due boss di Catania e Lentini i quali avrebbero poi provveduto alla vendita. Sarebbe stata imposta anche la guardiania al cantiere.
Andiamo alle imprese che sarebbero state sottoposte a estorsione. Il Ros ha documentato il tentativo di estorsione ai danni delle società Trasporti E Movimento Terra Srl e della Figeco Srl, impegnate nell’esecuzione di lavori di pulitura, smaltimento di detriti e rifacimento degli argini sul fiume Dirillo; della ditta L.C. Costruzioni, impegnata nei lavori di risanamento della sovrastruttura stradale lungo la S.S. 124 Grammichele – Buccheri.
Le indagini avrebbero fatto emergere il controllo del settore dei trasposti su gomma da parte di Giuseppe Gentile (deceduto per cause naturali qualche giorno fa e soggetto di rilievo del clan Nardo, del quale in passato era stato reggente, prima che questo ruolo venisse affidato a Guercio) il quale, attraverso il titolare della Ecotrasporti, gestiva una piattaforma logistica adibita a centro di raccolta degli agrumi che, dopo essere stati confezionati, venivano affidati in esclusiva per il trasporto, in considerazione della riconosciuta caratura criminale, a ditte di fatto riconducibili a Giuseppe Gentile (Logitrade Srl, Tlog Srl E Lg Srl) ed oggi sottoposte a sequestro preventivo.
Un monopolio che avrebbe determinato un momento di forte attrito quando il titolare della Ecotrasporti si opponeva all’apertura a Francofonte di un’altra agenzia di trasporti da parte di Gregorio Luminario, soggetto vicino a Michele Schillaci, il quale senza il benestare e l’autorizzazione di cosa nostra catanese, aveva intrapreso l’iniziativa imprenditoriale. La situazione di tensione diveniva evidente in data 3.12.2018 quando Carmelo Gualtieri, titolare della ditta ha una violenta colluttazione con Luminario che, per le lesioni subite, era costretto a recarsi al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Lentini. La vicenda veniva “discussa” con cosa nostra catanese: la soluzione è che Luminario avrebbe dovuto versare soldi a tutte le due compagini criminali: Santapaola e Nardo.
In carcere:
Soggetti destinatari di misure cautelare non detentive
Società e mezzi in sequestro
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16 Giugno 2022, 08:21
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