28 Novembre 2011, 19:19
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Non esistente l’aggravante mafiosa contestata e quindi prescrizione per l’accusa di intestazione fittizia di beni: è la decisione della terza sezione penale del Tribunale di Catania nel processo a Vincenzo Castelli, consigliere del Pdl al Comune del capoluogo etneo. La stessa sentenza è stata emessa per altri due imputati, Rosario Litteri e Natale Ursino. La Procura aveva chiesto la condanna a cinque anni ciascuno di reclusione. Al centro dell’inchiesta, che risale al 2000 quando Castelli non era consigliere comunale, la proprietà di una cava di Mistretta, nel Messinese. Secondo l’accusa i tre imputati sarebbero stati titolari di quote di persone vicino alla mafia. Il Tribunale di Catania non ha riconosciuto esistere l’aggravante mafiosa e ha ritenuto quindi prescritto il reato di intestazione fittizia di beni. La Procura di Catania valuterà dopo il deposito delle motivazioni se presentare ricorso avverso alla sentenza.
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28 Novembre 2011, 19:19