Il bacio e i boss liberi | La mafia fra passato e presente

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11 Settembre 2017, 05:54

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PALERMO – Per fotografare la mafia di oggi bisogna riavvolgere il nastro e ripartire, forse, proprio da uno scatto fotografico. Era la fine del 2011. In carcere finivano i boss che allora comandavano su Palermo. Si riunirono in un maneggio alle spalle del Velodromo per dare l’ordine di serrare i ranghi. 

Quei mafiosi erano fedeli alla tradizione e si baciavano in bocca, come faceva Giuseppe Serio con Giulio Caporrimo, il capomafia di San Lorenzo che convocò il più grande vertice degli ultimi anni. Un segno di sottomissione e rispetto che andava oltre le distinzioni sessuali.

Caporrimo e Serio adesso ingrossano le file degli scarcerati. Gente che ha finito di espiare le condanne. I boss liberi sanno bene di avere gli occhi addosso, ma questo – lo conferma la recente storia giudiziaria – non li allontana da Cosa nostra. Li tiene a bada solo per un po’. Ci sono le eccezioni, ma servono a confermare la regola. Si diventa mafiosi e si resta mafiosi, fino alla fine.

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Ecco perché gli investigatori annotano con attenzione ogni scarcerazione. Gli tocca constatare che è lunghissimo l’elenco dei boss tornati in libertà. Nei rapporti fra chi lascia il carcere e chi nel frattempo ha mandato avanti la baracca si annidano gelosie e frizioni. Che a volte sfociano nella violenza, come è accaduto per l’omicidio di Giuseppe Dainotti. Il boss di Porta Nuova era stato scarcerato e pretendeva di prendersi il potere che qualcun altro non aveva alcuna intenzione di cedere.

E allora per analizzare la mafia di oggi si scava in quella di ieri. Gotha, Perseo, Paesan Blues, Old Bridge, Hybris sono sono alcune delle operazioni che hanno concluso il loro iter: dagli arresti alla condanne definitive già scontate. Gli ultimi scarcerati in ordine di tempo sono stati Giovanni Grizzaffi, nipote di Totò Riina, il boss di Bagheria, Pino Scaduto, e Giulio Caporrimo, boss di San Lorenzo, preceduto di qualche mese dal fidato Giuseppe Serio. I legali di Caporrimo hanno ottenuto che l’ultima condanna a dieci anni venisse ricongiunta con una precedente già scontata, sulla base del cosiddetto “cumulo”. E così ha lasciato la cella di Parma dove era rinchiuso dal novembre 2011. Era l’anno della foto simbolo del bacio. Bisogna vigilare per evitare che la mafia di allora diventi quella di oggi.

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11 Settembre 2017, 05:54

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