30 Settembre 2018, 13:05
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PALERMO – Il boss di San Lorenzo Giuseppe Biondino avrebbe cercato di zittire un imprenditore temendo che denunciasse di essere stato vittima del racket. Solo che l’imprenditore ha raccontato tutto ai carabinieri che lo hanno convocato. Avevano in mano l’intercettazione di un colloquio in carcere.
Il protagonista è il titolare di un bar che, così ha riferito, pochi giorni dopo gli arresti fu contattato da un amico. Nell’attività commerciale di quest’ultimo, un supermercato, si era presentata una persona vicina a Biondino. Aveva bisogno di parlare con il titolare del bar al quale, nell’attesa di incontrarsi a quattrocchi, andava spiegato che qualora fosse stato convocato dai carabinieri avrebbe dovuto confermare di avere consegnato dei soldi, specificando però che non si trattava di pizzo, ma del pagamento dell’insegna commissionata alla ditta dove lavorava Biondino. La storia dell’insegna è vera, ha spiegato il commerciante ai militari, ma era stata regolarmente pagata con tanto di assegno e fattura.
I carabinieri lo hanno convocato dopo avere registrato il colloquio nel carcere intitolato ad Antonio Lorusso, il Pagliarelli di Palermo, la mattina del 7 febbraio scorso. La compagna di Biondino è preoccupata. Biondino cerca di tranquillizzarla, spiegandole che gli contestano solo l’episodio “ di quello del bar”. I soldi ritirati da Salvatore Ariolo (arrestato insieme a Biondino, ndr) erano il pagamento dei lavori che il titolare del bar aveva preteso di fare in nero. Ariolo gli aveva pure concesso uno sconto di 500 euro, incassandone solo 1000. Quando Biondino, che lo racconta alla compagna, lo ha saputo ha chiesto ad Ariolo di tornare al bar per farsi consegnare i 500 euro rimanenti. Secondo la Procura, il titolare ha pagato 1500 euro di pizzo in due rate e il presunto capomafia di San Lorenzo ha solo cercato di evitare il peggio.
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30 Settembre 2018, 13:05